I bioritratti, Luciano De Crescenzo:  il filosofo dell’ironia colta e popolare

Tra una decina di giorni, precisamente il prossimo 18 agosto, cadrà il 95° anniversario della nascita di Luciano De Crescenzo, una delle figure più popolari di Napoli. Nacque nel quartiere San Ferdinando nel 1928, in via Generale Giordano Orsini, nello stesso condominio che diede i natali ad  un altro amatissimo napoletano, Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer (Pedersoli aveva un anno in meno di De Crescenzo).

Filosofo, scrittore, regista e attore, ma iniziò a lavorare con la professione di ingegnere: a dire il vero da ragazzino aiutava il padre, che aveva un negozio di guanti; dopo il diploma classico si iscrisse ad ingegneria, alla Federico II. Nel 1961 viene assunto a Milano dalla Ibm, lavorando per 18 anni nelle pubbliche relazioni. Nel 1976 ultima “Così parlò Bellvista”, il romanzo che gli fece capire quale fosse il proprio giusto mestiere. Lavorare dietro la scrivania di una grande azienda informatica non era il suo destino.

La Tv (come la trasmissione “Bontà loro”, condotta da Maurizio Costanzo) lo aiutò a far conoscere l’opera appena scritta e la popolarità di questo napoletano doc si ampliò sempre più, grazie alle altre pubblicazioni, come “Raffaele” (1978), “La Napoli di Bellavista” (1979) e “La Storia della Filosofica greca. I Presocratici” (1983). Quest’ultima divenne libro di studio nelle scuole superiori della Germania.

In totale De Crescenzo scrisse 52 libri, tra il 1977 e il 2019. Ma quale, tra tutti questi, considerava il migliore? “Il Dubbio (libro del 1992 n.d.r.) dove ponevo e cercavo di rispondere a quattro domande, ovvero, esiste Dio? Esiste il destino? Che cos’è il tempo? Che cosè la felicità”, rispose De Crescenzo in un’intervista su Rai 1, andata in onda un paio di anni prima di mancare.

Poi, tirando fuori la sua immancabile ironia, sottolinenava che, “considerando che il Dubbio costa 8 euro, praticamente è come pagare 2 euro per ogni risposta”.

Poi arrivarono i film, come regista, sceneggiatore e attore: nel 1984 dirige la trasposizione su pellicola di “Così parlò Bellavista”, un anno dopo sul grande schermo appare “Il mistero di Bellavista”, poi è regista di “32 dicembre” (nel 1988) e “Croce e delizia” (1995).

Fu sceneggiatore de “La mazzetta” di Corbucci, del film che fece scandalo “Il Pap’occhio” di Arbore e, sempre per quest’ultimo, di “FF.SS. cioè, che mi hai portato a fare sopora a Posillipo….”.

Fu anche attore, per film in cui era regista ma anche per altre pellicole dirette da altri, come “Sabato, domenica e lunedì”, della Wertmuller e “Stasera lo faccio” di Alessio Gelsini Torresi e Roberta Orlandi.

Luciano De Crescenzo ha inoltre raccolto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Scanno, una Palma d’Oro di Bordighera, due David di Donatello, due Nastri d’Argento e un Premio Fregene.

Nel 1984 conduce il programma “Bit”, su Italia Uno: è una trasmissione che, in modo ironico, insegna le principali ed elementari tecniche dell’informatica. Per questo programma (che va in onda dall’ aprile 1984 al maggio del 1985) De Crescenzo vincerà un Telegatto.

Dopo un periodo in cui l’età avanzata gli aveva riservato diversi problemi di salute, morì a Roma il 18 luglio 2019.   

Fabio Buffa

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