I bioritratti: il 120esimo anniversario della nascita di Peppino De Filippo

In questi giorni cade il 120esimo anniversario della nascita di Peppino De Filippo, uno dei più grandi attori di teatro e di cinema del ‘900. Peppino (all’anagrafe Giuseppe) nacque a Napoli il 24 agosto 1903; figlio naturale del commediografo Eduardo Scarpetta, al pari dei fratelli Eduardo e Titina, prese, come questi ultimi, il cognome della madre, Luisa De Filippo.

Ma come iniziò la carriera teatrale di Peppino? E quando?

Lo raccontò lui stesso, negli anni settanta, in un’ intervista televisiva: “era il 1909, avevo sei anni, Eduardo Scarpetta, al Teatro Valle di Roma, proponeva “Nu Ministro Mmiezzo a li Guaie”, Scarpetta mi chiamò per interpretare la parte di un bambino, che donava innocenza al contesto”.

Peppino nacque in un caseggiato di via Bausan, allora quel pezzo di strada, dove c’era il portone di accesso al cortile della casa dei De Filippo, si chiamava Vico Ascensione.

Dopo gli esordi fanciulleschi, nel 1930 crea, con Eduardo e Titina, la “Compagnia del Teatro Umoristico-I De Filippo”. Propongono uno stile di recitazione moderno e rivoluzionario, dove l’opera sul palco si “muove” in base alla reazione del pubblico.

E’ di questi anni la battuta, proprio di Peppino, “far piangere è meno difficile che far ridere”, individuando nella risata una forma di poesia.

La Compagnia dei De Filippo, tra il 1931 e il 1944, ha un successo enorme; il pubblico si dimostra sempre entusiasta nell’accorrere a teatro per assistere ad un nuovo modo di fare spettacolo su un palco.

E’ il periodo di commedie, scritte da lui stesso, come “Don Rafele ‘o trombone”, “Miseria bella”, “A Coperchia è caduta una stella”, “Quale onore” e “Non è vero…ma ci credo”. C’è chi afferma che l’esordio della Compagnia dei De Filippo fu con “Natale in casa Cupiello”, nel 1931 e, sul III atto di questa tragicomica scritta da Eduardo, pare che vi fossero forti divergenze tra i due fratelli.

Nel 1944 i dissidi tra i due spingono la compagnia a sciogliersi e a nulla fruttò il tentativo di mediazione di Titina.

Peppino si mette in proprio: fin qui aveva recitato già in diciotto film e aveva scritto una trentina di opere.

Lavora in Teatro e al Cinema, con un’abnegazione unica e, nel 1950, è protagonista di “Luci del varietà”, girato da Alberto Lattuada e Federico Fellini.

Nel 1956 è la volta del capolavoro di Camillo Mastrocinque, “Totò Peppino e la Malafemmina”, accanto al Principe Antonio De Curtis. E’ uno di quei film rimasti non solo nella storia del cinema, ma nella memoria di tantissimi italiani. Il binomio Totò-Peppino è così vincente che, ancora oggi, è usato come modo di dire, una combinazione proverbiale tra due miti della recitazione, che rimane immortale.

Peppino De Filippo è una fonte irrefrenabile di idee e progetti scenici, dal drammatico al comico, dai musicarelli, alla prosa televisiva, dal teatro ai libri. Eh sì, perchè questo artista ha scritto quattro volumi, il più conosciuto è certamente “Una famiglia difficile”, datato 1977. Qui racconta la propria vita in un mondo in cui il destino non gli ha regalato nulla.

Nei sui 77 anni, ha scritto 56 opere tearali, ha recitato in poco meno di 100 film (l’ultima apparizione sul grande schermo è stata con “Giallo napoletano”nel 1979), ottenendo svariati riconoscimenti, tra cui la nomina a Cavaliere e il Nastro d’Argento nel 1957, per “Totò, Peppino e i fuorilegge”.     

De Filippo morì a Roma nel 1980, sconfitto dal cancro.

Fabio Buffa

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