Gilda Mignonette era talmente leggendaria che qualcuno si convinse che non esistesse veramente, bensì fosse una creatura fantastica, nata dalla penna e dalla fantasia di qualche romanziere. E’ stata una delle cantanti più famose del secolo scorso, certamente la prima a far conoscere la musica napoletana in America. Infatti è l’icona della canzone dei migranti italiani che, tra la fine dell’800 e i primi del ‘900, erano andati negli Usa.
Oggi si parla di “star” della musica, Gilda Mignonette è stata l’antesignana del divismo canoro.
Il suo vero nome era Griselda Andreatini, nacque a Napoli il 1 aprile 1886: il suo quartiere era il Duchessa. Nasce in un periodo in cui la nostra città deve fare i conti con un momento buio, caratterizzato dalla fame e dalla povertà. Ma sono gli anni in cui Napoli vuole rialzarsi, attraverso il lavoro e la cultura. Pur essendo nata in una famiglia di origini nobili, Griselda da ragazzina conosce la povertà; i genitori, facendo sacrifici, assecondano il desiderio della figlia di seguire attivamente la passione per la musica e per la canzone, facendo di tutto per valorizzare la vocazione della ragazza.
E’ la Galleria Umberto I a trasformarsi nell’inizio della carriera di Griselda: qui si incontravano gli artisti per essere scritturati dagli impresari e lei un giorno ha la fortuna di farsi trovare al posto giusto nel momento giusto. Gilda (era chiamata così come diminutivo di Griselda) decise di adottare il cognome d’arte di Mimì Mignonette, un’attrice ungherese; inizia subito a cantare canzoni napoletane, il suo primo palco è il Teatro Nuovo, di via Montecalvario. A 24 anni è chiamata all’estero: si esibisce in Spagna, in Ungheria e in Russia, poi è la volta dell’Argentina; qui la cantante partenopea ha subito un successo straordinario; torna in Italia esibendosi al fianco del cantante comico Gugliemo Onofri, reso celebre dalla canzone “Io stongo disperato”.
Nel 1915 torna in America latina, in Argentina e a Cuba.
Rientra a Napoli e nel 1919 passa alla prosa: dopo una breve collaborazione con lo stabiese Raffaele Viviani, si unisce artisticamente a Mario Mari, Gigi Pisano e Cesare Faras, creando la “Rosea” (riviste, operette, scketch, eccentricità, attualità) una compagnia che proponeva attività poliedriche.
Qui ha la possibilità di farsi ammirare nel canto e nella recitazione, sempre con un carisma straordinario.
Dopo aver cambiato compagnia, va a New York, dove si sposa con Frank Acierno figlio di un impresario italo americano.
Si propone nella “sceneggiata” e ben presto diventerà la principale voce dei migranti napoletani in America. Ciò grazie alle canzoni come “A meglia voce” e “L’emigrante chiagna”, “O’ paese d’o’ sole”, “Mandulinata ‘e l’emigrante”, ma soprattutto con “‘A cartulina ‘e Napule”, il cui testo la leggenda attrribuisce ad un imbianchino napoletano emigrato negli states.
A New Yok Gilda propone lo spettacolo di rivista “Faccetta nera” e viene “bloccata” artisticamente dalle autorità militari per qualche periodo. Dopo la seconda guerra mondiale torna in scena, ma sono periodi in cui la musica è cambiata velocemente, il Rock and roll spesso è più potente della nostalgia degli italiani all’estero e il genere melanconico sembra roba superata.
Gilda Mignonette non è più attuale per i tempi e si rifugia nell’isolamento e nei ricordi. Morirà l’ 8 giugno 1953, sulla nave che la portava a Napoli, un giorno prima di approdare nel porto partenopeo. Infatti il luogo del decesso ufficialmente è il mare Mediterraneo, precisamente latitudine 37’21’ Nord – Longitudine 4’30’ Est.
Fabio Buffa
