I bioritratti: Antonio Juliano il principe “azzurro” del calcio  

Questa è una settimana funesta per il mondo sportivo nazionale: ci ha lasciati Antonio Juliano, Totonno, forse la principale figura della Napoli calcistica, al pari di Diego Armando Maradona. A proposito, fu lui a portare avanti la trattativa per l’acquisto del Pibe de Oro nel 1984, un’operazione durata quasi due mesi con l’allora Presidente Ferlaino. Alla vigilia della stagione 1980/81 fu Juliano ad intuire che Ruud Krol non era il giocatore “finito” che molti ormai sentenziavano, lo portò al Napoli e l’atleta olandese ricambiò con due stagioni da favola (le altre due furono sofferte per diversi infortuni). Queste sono state le imprese di Juliano da “regista” in qualità di dirigente di calcio. Ma Totonno, come calciatore, fu il regista inscalfibile degli azzurri per 16 lunghi anni, dalla stagione 1962/63 alla stagione 1977/78, con 394 presenze e 26 gol realizzati.

Era il numero “8”, quando i numeri sulla schiena dei calciatori avevano un preciso significato di “ruolo”, di “mestiere”, non come oggi che rappresentano icone per il business del merchandising. L’“8”, ai tempi di Antonio Juliano, era il marchio del leader di centrocampo, la regia che sapeva far muovere la squadra.

Era nato a San Giovanni a Teduccio il 26 dicembre 1942, sin da bambino giocava a pallone, iniziando dalle strade polverose attraversate dai tram del suo quartiere, per approdare alla società del rione chiamata Fiamma Sangiovannese, del Presidente “comandante” Giovanni Russo. A 14 anni approda nelle giovanili del Napoli, per esordire in prima squadra a 19 anni in Coppa Italia. In serie A esordisce il 17 febbraio 1963, a San Siro, contro l’Inter: è la stagione della retrocessione dei partenopei in serie B, ma nel 1965 Juliano fu determinante per la promozione in serie A.

Nella stagione 1974/75  sfiora la conquista dello scudetto, con gli azzurri che diedero vita ad un affascinante duello con la Juventus. Alla viglia del match, praticamente decisivo, giocato al Comunale di Torino contro i bianconeri, Totonno rispondeva così alla domanda di un giornalista: “per noi andare in casa della Juve vuol dire non avere nulla da perdere e tutto da guadagnare”. Era il 6 aprile 1975 e, davanti a 70 mila spettatori, circa la metà azzurri, dopo il vantaggio dei torinesi con Causio, fu proprio Juliano a pareggiare, ma alla fine i bianconeri vinsero 2 a 1 con un gol in zona Cesarini di Altafini, “core ‘ngrato”.

Alla fine del campionato il Napoli arrivò secondo, con due (maledetti) punti di ritardo dalla Juventus, Campione d’Italia.

Ma di titoli Totonno con la maglia del Napoli ne ha vinti diversi, citiamo due Coppe Italia (1962 e 1976), una Coppa delle Alpi (1966) e una Coppa di Lega Italo-Inglese (1976).

Juliano era un calciatore grintoso ma elegante, diligente, ma capace di sfruttare il proprio mestiere per beffare gli avversari, caratteristiche che gli diedero la possibilità di vestire la maglia della Nazionale (18 presenze) dal 1966 (debutto a Milano contro l’Austria), al 1974; quindi fu campione d’Europa nel 1968 e vice campione del mondo nel 1970.

L’ultima stagione da calciatore fu nel Bologna nel 1978/79, poi intraprese la carriera di dirigente e opinionista.

Dotato di grande generosità, aveva adottato la regola che una parte di premi partita dovesse andare ai lavoratori del Napoli che avevano stipendi bassi.

Fabio Buffa 

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