Omicidio Romina Del Gaudio, otto piste per venirne a capo

8 piste per venire a capo dell’omicidio di Romina Del Gaudio. La più interessante, ad oggi, è quella che porta ad un allòra 35enne: una sua tessera personale era nel bosco di Carditello, a pochi metri di distanza dai resti di Romina “

Tralasciando l’ipotesi fantasiosa di un serial-killer (basata sull’assassinio di 6 donne nella provincia di Caserta, prima del delitto Del Gaudio: si trattava in realtà di prostitute “punite” dalla criminalità organizzata locale che le sfruttava) ci sono 8 strade da seguire per risolvere l’orrendo giallo di Carditello:

1-Ludovico Santagata (chiamato in causa da una lettera anonima. Condannato in sede civile per essere stato riconosciuto da un Tribunale civile colpevole del delitto di una donna che frequentava, la fisioterapista Cinzia Santulli. Assassinata ad Aversa, ad arma bianca in casa propria, il 24 novembre 1990). Va precisato che la lettera anonima dà un orario (tra le 14 e le 15 – luogo: una piazzetta vicino via Magenta ad Aversa) per il quale è impossibile che Romina fosse ancora viva, in giro per Aversa: il suo ultimo avvistamento certo è intorno alle 10, alle 13:30 il suo telefonino squilla a vuoto, alle 13:30 doveva ritrovarsi con gli altri tre colleghi di lavoro per una pausa pranzo. La Procura competente ha archiviato questa pista.

2-Il giorno prima della scomparsa di Romina, due uomini (con l’intervento di un complice) tentano di prelevare con la forza – a Parete, in via Vittorio Emanuele – una giovane promoter che assomiglia molto a Romina Del Gaudio. Il piano fallisce per l’intervento di un odontoiatra che ha lo studio dentistico nel luogo in cui si è consumato l’episodio.

3-Il 2 settembre 2004, quasi un mese e mezzo dopo il ritrovamento dei resti di Romina nel bosco di Carditello (21 luglio 2004), un anonimo lascia un messaggio nella segreteria telefonica di casa Del Gaudio indirizzato alla madre della vittima: “Sono colui che ha…, le chiedo perdono, di quello che ho commesso…su vostra figlia. Mi costituirò al più presto. Le chiedo perdono di nuovo”. La telefonata è stata fatta con un apparecchio pubblico installato in un negozio di parrucchiere a Napoli.

4-Un ex camorrista fa il nome di un altro pregiudicato legato al clan dei Casalesi (la cosca mafiosa interna alla Camorra napoletana che controlla anche la zona di s. Tammaro, il luogo in cui l’assassino abbandona il cadavere di Romina): Ferdinando Schiavo, giudicato un “fulminato” (cioè un matto). Secondo l’ex camorrista che lo chiama in causa Schiavo aveva le ruote della propria vettura sporche di fango nei giorni del delitto e aveva frequentato la vittima (va detto che Romina, residente ai Camaldoli e non nel casertano, era – pur molto corteggiata – fidanzata e per giunta con un bravo ragazzo di nome Francesco).

5-Il padre di Romina Del Gaudio (in Germania al momento dell’assassinio di sua figlia) era testimone in un processo che vedeva dietro il banco degli accusati personaggi poco raccomandabili legati alla Camorra.

6-Luciano Agnino: vicino di casa di Romina (Camaldoli), insistente corteggiatore della ragazza, ossessionato dalla stessa. Telefona alla redazione del programma televisivo Chi l’ha visto? quando i resti del corpo ancora non sono stati scoperti e dice di aver visto Romina alla stazione ferroviaria di Caserta in attesa di un treno che l’avrebbe condotta a Busto Arsizio (in Lombardia). E’ una menzogna perchè per la stazione ferroviaria di Caserta non passano treni diretti a Busto Arsizio. Il suo alibi per il giorno della scomparsa di Romina viene smentito dalla sorella. Durante un interrogatorio parla di una coltellata (l’autopsia ancora non era stata eseguita sui resti perché ancora non erano stati rinvenuti gli stessi) e poi tira in ballo un suo amico, Franco Fiore. Agnino e Fiore sono stati ufficialmente scagionati dal test sul DNA (è stato preso in esame uno slip femminile scuro trovato, reciso, nel bosco di Carditello: non è stato riconosciuto come uno di quelli in uso alla ragazza).

7-Nel bosco di Carditello è stato trovato, sul sentiero che portava ai resti del corpo di Romina, un flacone liquido contenente una sostanza oleosa che non era in commercio nel casertano e neanche in Italia.

*La sfortuna ha voluto che quel tragico 4 giugno 2004 il gruppo di lavoro di Romina andasse ad Aversa e non a Giugliano (come era all’inizio nei piani della sua agenzia di promoter. Lei era stata assunta due settimane prima). La sfortuna ha voluto che Romina andasse in giro da sola, per Aversa, quel 4 giugno 2004: il gruppo di lavoro era formato da 2 ragazze e 2 ragazzi. Dovevano lavorare in coppia ma il responsabile decise di dividerli: ognuno doveva occuparsi da solo di una zona di Aversa diversa da quella degli altri colleghi.

L’ottava pista, non a caso l’ho lasciata per ultima, è però quella particolarmente interessante:

8-Lungo il sentiero che portava ai resti del corpo di Romina, nel bosco di Carditello, fu trovata dagli inquirenti e fotografata-repertata dalla Scientifica, durante il sopralluogo del 21 luglio 2004, una tessera d’iscrizione alla piscina comunale Poseidon di Parete. Questa tessera apparteneva ad un giovane adulto (età 35 anni nel 2004) che risiedeva nel napoletano pur non essendo di Napoli. Ho saputo da una fonte attendibile che il giorno prima della scomparsa e quindi del delitto Romina (promoter servizi telefonici Wind porta a porta) ed una sua collega andarono in una zona della città capoluogo nella quale viveva anche questo giovane uomo.

La piscina comunale di Parete dista un quarto d’ora d’auto da via Filippo Saporito ad Aversa (la strada lungo la quale Romina viene vista per l’ultima volta intorno alle ore 10:00 del 4 giugno 2004 da una sua collega) e via Saporito (dove c’è l’ex manicomio giudiziario di Aversa) dista un quarto d’ora d’auto dal bosco di Carditello nel quale l’assassino abbandonò il cadavere di Romina, assieme alle scarpe – ai vestiti – al reggiseno – ai contratti telefonici Wind – al tesserino da promoter della ragazza.

L’autopsia non ha potuto accertare una violenza carnale: tuttavia Romina era nuda quando fu abbandonata a Carditello ed il suo reggiseno era tagliato. Su un ramo d’albero fu trovato uno slip femminile scuro reciso ma non fu riconosciuto come uno di quelli in uso alla vittima. Il medico legale non ha potuto fornire certezze sul luogo del delitto (probabilmente Romina è stata uccisa altrove rispetto a quel bosco o almeno rispetto al punto del bosco in cui fu abbandonata. Accanto ai resti non si notavano tracce ematiche essiccate) e sulla data del delitto (difficile ipotizzare che fu uccisa in un giorno diverso da quello della scomparsa).

L’assassino ha colpito Romina con una coltellata alla schiena e poi le ha sparato alla testa, uccidendola, due colpi di pistola calibro 22. Accanto ai resti del corpo non sono stati rinvenuti dei bossoli: questo significa che la pistola adoperata era “a tamburo” oppure che era una pistola non “a tamburo” ma l’assassinio è avvenuto in un luogo diverso.

Cosa ci faceva una tessera d’iscrizione (della piscina comunale Poseidon di Parete) di questo 35enne a pochi metri di distanza dai resti del corpo di Romina Del Gaudio? In un bosco così fitto e isolato che bisogna entrarci per forza inoltrandosi nello stesso (io ci sono stato nel gennaio 2017 per esaminare le caratteristiche del luogo. Scattai delle foto: quindi ne parlo con cognizione di causa).

Sono stati fatti accertamenti per approfondire la posizione di quest’uomo? Accertare se disponeva di un porto d’armi? Oppure se faceva parte di strani giri che lo spingevano a girare armato con una pistola posseduta illegalmente?

Daniele Spisso

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