I bioritratti: La Niña, voce funambolica della lingua napoletana 

Nella settimana del Festival di Sanremo avevamo scritto un articolo sulle personalità napoletane protagoniste dell’edizione 2024 della più importante kermesse della canzone italiana. Un lettore ci segnalava la presenza di una ragazza di San Giorgio a Cremano, che era “sfuggita” alle nostre ricerche. L’artista della cittadina che diede i natali a Massimo Troisi, è Carola Moccia, in arte La Niña, cantautrice e musicista, nata a Napoli il 10 luglio 1991, ma cresciuta a San Giorgio, dove, grazie alle influenze famigliari di genitori sensibili al mondo dell’arte, ha trovato terreno fertile per cullare la passione per la musica.

La Niña a Sanremo si è esibita nella serata delle Cover con la cantante pop-rap Big Mama (al secono Marianna Mammone), giovane avellinese, giunta ventiduesima nella finale del Festival e ventisettesima nella classifica delle riedizioni, quella in cui la cantante di San Giorgio a Cremano era protagonista. Lei, Big Mama e altre due giovani interpreti (Gaia e Sissi) hanno presentato il brano “Lady Marmalade”, già famoso nella prima versione del trio “Labelle” nel 1974 e reso ancor più popolare dalla versione di Christina Aguilera del 2001. La canzone presentata dalla cantante avellinese prevedeva la riproposta fedele alle versioni più note del brano, con inserti canori napoletani, proprio della Moccia, e influenze rap di Big Mama, che hanno reso la performance delle quattro ragazze qualcosa di unico ed esclusivo.

Ma parliamo un po’ di questa ragazza: Carola ha conseguito la maturità classica, per poi laurearsi in Storia e Filosofia presso l’Università Federico II di Napoli. Non ha mai nascosto che gli studi filosofici, inizialmente difficili da interpretare, le hanno dato molto materiale intellettuale su cui lavorare nella creazione dei brani proposti. Lo studio specialistico post-laurea in comunicazione musicale le è servito per dare più incisività alle canzoni da lei realizzate. A 24 anni, con Alfredo Maddaluno, debutta con il duo “Yombe”. Dopo una parentesi a Londra, torna in Italia alterandosi tra Napoli e Milano. Terminata l’esperienza con questa realtà musicale in coppia, la sua è una continua evoluzione, alla ricerca di nuove sonorità e abbinamenti tra testo e musica sempre più innovativi; le atmosfere che propone sono una sintesi tra le immagini della tradizione napoletana, la lingua partenopea, i riferimenti mitologici studiati all’Università e al liceo, nella creazione di un’entità canora e di suoni, che guarda al passato più remoto e che, al tempo stesso, propone spunti di grande innovazione e di sensibilità verso il futuro.

Lei crede molto nella caratteristica onomatopeita della lingua napoletana, che definisce “la lingua del mistero”, che l’ha appassionata (al di là che dentro il territorio napoletano è cresciuta) in quanto ha percepito il nostro dialetto come un’entità evocativa che è musica prima ancora di essere parola. Lei ha sempre affermato di prendere spunto dalla tradizone napoletana per creare le sue canzoni: per esempio da “La gatta cenerentola” di Giambattista Basile.

Il suo debutto da solista è del 2019. Lei non ama gli album, alle raccolte preferisce proporsi con i singoli: tra i suoi lavori più di noti ricordiamo “Croce” , “Niente cchiù”, e “Salomè”. Nel 2023 arriva “Vanitas”, un album che rappresenta una tappa fondamentale della sua carriera.  Ma Carola Moccia è anche attrice: l’anno scorso l’abbiamo vista reciatre nella serie Televisiva “La voce che hai dentro”, andata in onda su Canale 5, dove ha interpreatto Regina, una talentuosa trapper.

Fabio Buffa

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