I bioritratti: Libero Bovio, il cantore di una Napoli antica e straordinaria

Osò entrare in polemica con Eduardo Scarpetta, in quanto riteneva che quest’ultimo tendesse ad adottare rappresentazioni influenzate dalla “piéce” francese, considerata insopportabilmente  istrionica. Libero Bovio, nato a Napoli l’ 8 giugno 1883, fu un giornalista dato in prestito alla drammaturgia, che trovò anche il tempo per scrivere canzoni napoletane che hanno fatto la storia della musica del nostro paese. Sue infatti furono “Reginella”, scritta avvalendosi delle musiche di Gaetano Lama, “Lacreme napulitane”, “Guapperia”, “‘O paese d”o sole” e “Zappatore”.

Tutti brani scritti con la collaborazione musicale di importanti compositori napoletani, come Rodolfo Falvo, Francesco Buongiovanni, F. Albano ed Ernesto de Curtis.

Però Libero Bovio fu anche drammaturgo: la compagnia “Stella” rappresentò la sua opera “Chitarrata”, del 1902, che venne proposta al Teatro Mercadante, in periodi in cui questo “tempio” della recitazione ospitava le riuscitissime opere proprio di Scarpetta.

Altri lavori d Bovio furono “Mala nova” e “Casa antica”, rappresentata d’apprima dalla compagnia di Gennaro Pantalena. Bovio ben presto diventò uno dei principali autori di opere teatrali, che  ancora adesso sono il fulcro del teatro napoletano dialettale.

Allora tra i proncipali critici del mondo dello spettacolo spiccava il nome del catanese Giuseppe Villaroel, che considerava Bovio, “tra i più sinceri ed espressivi cantori di quella Napoli felice della poesia sentimentale dell’epoca”. Furono di quegli anni le opere “Casa antica” e “Gente nostra”, vere e proprie opere d’arte che raccontavano il desiderio di scoprire una Napoli che ormai non esisteva più, seppellita nel passato.

Libero Bovio, sia nelle canzoni che nelle opere teatrali, stette ben attento a non lasciarsi prendere dalla tentazione di cadere nei sentimenti sdolcinati e stucchevoli. I suoi lavori non furono mai banali o scontati, e spesso si carattrerizzavano dalla sottile ironia. Ma questo nostro autore fu anche un bravo giornalista: a vent’anni entra nella redazione del giornale “Don Marzio”, rivista pubblicata a Napoli, che si definiva “Giornaletto comico”.

Bovio morì a Napoli il 26 maggio 1942, la sua ultima casa fu in via Duomo, nel cuore pulsante della città.

Fabio Buffa

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