Funerali vittime Scampia, l’arcivescovo: «Crollo simbolo di crisi sociale da arginare e prevenire»

Il crollo della Vela Celeste di Scampia, avvenuto una settimana fa, ha lasciato un segno indelebile nell’intera città di Napoli. Ma al di là delle macerie e delle vittime, questa tragedia rappresenta un monito potente e urgente sullo stato delle periferie del Sud Italia. Durante le esequie delle tre vittime del crollo, celebrate in piazza Giovanni Paolo II, l’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, ha pronunciato un’omelia toccante e profonda, che ha messo in luce non solo la dimensione fisica del disastro, ma anche quella morale e sociale. Al suo fianco, a concelebrare i parroci del quartiere, in questi giorni impegnati, in sinergia con la Caritas diocesana, nell’assistenza alle famiglie sfollate.

“Gli abitanti di Scampia”  – ha esordito don Mimmo – “che per già molto tempo hanno subito etichette mediatiche frettolose e generalizzanti, che hanno tanto lottato per scrollarsi di dosso un’opinione pubblica che legge le situazioni con una superficialità spesso più attratta dalla decadenza del male che dai tanti segni primaverili di riscatto, oggi si ritrovano qui, insieme all’intera città, per piangere Roberto, Patrizia, Margherita e per pregare per la guarigione di Carmela, Martina, Giuseppe, Luisa, Patrizia, Mya, Anna, Greta, Morena Suamy e Annunziata.”

L’arcivescovo ha sottolineato come il crollo della Vela Celeste non sia solo una tragedia dal punto di vista materiale, ma un vero e proprio simbolo di un “crollo sociale” che deve essere arginato, prevenuto e evitato, non solo a Scampia, ma in tutte le periferie del Sud Italia e dell’intero Paese. Un appello a guardare oltre le macerie di cemento e ferro, verso una rinascita possibile.

“Periferie che possono rinascere, è stato l’auspicio dell’arcivescovo, “che possono diventare simbolo di una resurrezione possibile, come ci insegna proprio la nostra Scampia che, al di là di certe narrazioni parziali e stereotipate, ha saputo sempre rialzarsi, diventando un esempio di autentica resilienza e riscatto, grazie all’onestà e all’impegno di tanti suoi figli e figlie.”

L’arcivescovo ha poi evidenziato l’importanza della collaborazione tra Chiesa, società civile e istituzioni, sottolineando come l’alleanza per il bene comune possa compiere veri e propri “miracoli”.

La tragedia di Scampia diventa così un punto di riflessione e un invito all’azione per tutte le periferie del Sud, affinché possano trovare la forza di risollevarsi e costruire un futuro migliore attraverso l’impegno collettivo e la solidarietà.

La comunità di Scampia, ancora una volta, si trova a dover affrontare una prova durissima. Ma, come ha ricordato l’arcivescovo Battaglia, è solo attraverso la resilienza, l’onestà e l’impegno che si può sperare in una vera rinascita. Le periferie del Sud Italia possono diventare esempi di riscatto e di nuova vita, trasformando il dolore in una forza rigeneratrice per l’intera società.

Molte delle 2mila sedie predisposte dal Comune sono rimaste vuote. A causa del forte caldo, infatti, la piazza era semivuota e non sono mancati malori tra i partecipanti.

Prima del rito funebre solenne, le salme erano state benedette all’esterno della parrocchia della Resurrezione, nel rione Monterosa, momento di preghiera riservato ai familiari.

Al termine dei funerali l’uscita delle salme è stata accompagnata dal lancio di palloncini bianchi.

Lascia un commento