La (mia) speranza, di Eleonora Lentini: la commovente storia di una bimba affetta da leucemia e di una giovane madre coraggio

Eleonora, parliamo di questo tuo ultimo ma non ultimo, progetto, un corto dal titolo “La (Mia) Speranza”. Come hai scelto la piccola protagonista?

“Seguivo da un po’ la piccola (grande attrice) Gioia Caputo, profilo gestito dalla madre, e per l’occasione le chiesi di leggere la sceneggiatura ed accettò. Nel giro di due settimane, ci ritrovammo sul set per girare le nostre scene. Gioia ha davvero un talento indescrivibile”.

Per te come si affronta lo spettro della malattia?

“In questo caso riporto le parole di Azzurra : con sorriso e con positività”.

Come mai scegli spesso di lavorare con i bambini?

“Perchè sono di una gioia incredibile. Io ho lavorato, in ordine, con Jessica Claudia Paun, a seguire con Francesca Karol Tipaldi, Azzurra Sarappa,Sofia Bendaoud, Claudio e Giuseppe Della Corte, Giovanni Paolo Christian Romano, Emma Lezza, Alice Ferrara, Alfredo Giugliano e poi ho incontrato la piccola Gioia Caputo.
Con tutti loro ho stabilito un legame fortissimo e pieno d’amore vero, puro e ognuno di loro mi ha dato tanto.

Per alcuni di loro è stata la prima esperienza, per altri no, essendo già attrici , come ad esempio Jessica C. Paun, Sofia Bendaoud, Emma Lezza e Gioia Caputo”.

Come si approcciano i bimbi alla recitazione?

“Dipende , l’approccio cambia da età a età .. alcuni di loro erano molto piccoli e non sapevano neanche leggere, di conseguenza li aiutavo io, assieme alla loro mamma”.

Sul set e’ difficile farli immedesimare in storie di malattie?

“No, perché , pur essendo piccoli, si immedesimano all’istante, nel personaggio. Sono molto intelligenti e sanno che è tutta finzione”.

Quanto tempo, in generale, dedichi ad un progetto?

“Il tempo varia da progetto a progetto, per quest’ ultimo c’ho impiegato quasi un mese”.

Quanto ci sta di Azzurra in te?

“In Azzurra c’è davvero molto , in me. Quando vidi , per la prima volta i suoi post , pensai “È proprio simile a me!”  In me c’è tanto amore verso il prossimo, l’empatia proprio come c’era (c’è) in Azzurra. Lei era (è) davvero un dono di Dio. Il mondo aveva bisogno di lei. Io avevo bisogno di lei…”.

a cura di Daniele Spisso

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