70 e 110: il doppio compleanno di “Miseria e Nobiltà”

In questo 2024 c’è stato il settantesimo compleanno di uno dei capolavori cinematografici che l’Italia ha saputo creare. Parliamo di “Miseria e Nobiltà”, dove Napoli viene rappresentata con una magia che nessun altro film è riuscito a ricreare. E’ la storia di un sottoproletariato che fa fatica pure a sbarcare il lunario con la celeberrima “arte dell’arragirasi”; una Miseria che, all’improvviso, proprio per magia, entra in contatto con la Nobiltà, prima col sotterfugio dello scambio di  persona (anzi, di famiglia) poi, una volta scoperto il “trucco”, ecco che Miseria e Nobiltà si fondono insieme, giocando a carte scopere, in un tourbillon di confessioni, buoni sentimenti e amore. Felice Sciosciammocca (ovviamente interpretato da Totò) è uno squattrinato, separato dalla moglie dalla quale aveva avuto il figlio Peppiniello, che vive con il padre. Felice ha una compagna, Luisella (Dolores Palumbo), una scorbutica pettegola, che finirà per mettere il bambino nella condizione di andarsene di casa. L’umilissimo alloggio è diviso anche con l’amico Pasquale (Enzo Turco), la moglie di quest’ultimo Concetta (Liana Billi) e la figlia Pupella (Valeria Moriconi). Felice per guadagnare qualche soldo fa lo scrivano sotto i portici del teatro San Carlo, sperando che “l’ignoranza” della gente continui ad esistere, visto che a lui si rivolgono gli analfabeti che devono mandare lettere a parenti o amici. Un loro nobile conoscente, il marchesino Eugenio Favetti, è fidanzato con la ballerina Gemma. I genitori di lui (assai facoltosi) non vogliono questo rapporto, perchè la loro famiglia non può accettare di accogliere una donna dello spettacolo. Il padre di Gemma è il ricco Gaetano Semmolone che,  invece, è d’accordo con questa unione, ma vuole conoscere i genitori del ragazzo, fidanzato della figlia. Così Favetti e Gemma chiedono a Felice Sciosciammocca, a Pasquale, Concetta e Pupella, di “travestirsi” da aristocratici  e incontrare il padre di Gemma, fingendosi la nobile famiglia del ragazzo.

Tra esileranti equivoci e scenette strappalacrime, la storia va avanti godibile e ricca di colpi di scena. Tra cui quello in cui Pepponiello si rifugia nella casa della famiglia di Gemma per fare il garzone, protetto dal cameriere Vincenzo, che lo integra nella facoltosa abitazione; qui lavora Bettina, la madre del bambino, nonché moglie di Felice. Tra quest’ultimo e la donna, prima è “scontro”, poi tra Felice e Bettina rinasce un amore che ricompatterà la famiglia ovviamente anche con Peppiniello. Il trucco dello scambio di famiglia vinene smascherato da Luisella che, lasciata fuori da questa sceneggiata, si vendica, andando a casa dei genitori di Gemma, svelando la vera identità di Felice, Pasquale, Concetta e Pupella. Ma, anziché trovare la rabbia di Gaetano Semmolone, la storia vede un lieto fine, che culminerà anche con il fidanzamento tra Pupella e  Luigino, altro figlio di Gaetano, nonché fratello di Gemma. Il padre (vero) di Eugenio Favetti, finirà per accettare la relazione tra il figlio e la ballerina Gemma.

Il cast di “Miseria e Nobiltà” è rappresentato dalla storia del teatro napoletano e dell’Italia intera: abbiamo già citato Totò, Dolores Palumbo, Enzo Turco e Valeria Moriconi, ma come tralasciare l’attrce che interpreta Gemma, ovvero Sophia Loren, che in quel 1954 recitò in ben dieci film.

Poi Carlo Croccolo (Luigino) all’ora all’inizio di una carriera durata sessant’anni.

Nel cast degli attori c’era anche Franca Faldini, che da due anni era la compagna del Principe Antonio De Curtis.

Però occorre ricordare che, se il 2024 è il settantesimo anniversario di “Miseria e Nobiltà” nella versione del regista Mario Mattioli, l’anno che stiamo vivendo è anche il 110° compleanno di “Miseria e Nobiltà” nella versione cinematografica da film muto del 1914, con la regia di Enrico Guazzoni e la recitazione di Eduardo Scarpetta (Felice),  Tina De Filippo (Gemma) e Gennaro della Rossa (Pasquale). Scarpetta è stato l’autore della commedia, nel lontano 1887, quando scrisse questa opera in tre atti. Opera che, oltre al rifacimento del 1914 e del ’54, aveva visto una versione, sempre per il cinema, del 1940, dove il personaggio di Felice era interpretato da Virgilio Rienzo, mentre Pasquale era Vincenzo Scarpetta, figlio di Eduardo. 

“Miseria e Nobiltà” è uno di quei film iconici, che ancora oggi, a distanza di sett’antanni, lascia in eredità immagini e frasi che rimangono scolpite non solo nella storia del cinema italiano, ma anche del costume: “Caro Giuseppe cumpare nipote, a Napoli stòcio facendo la vita du lu signore”, è una frase indimenticabile del film, quando un cliente di Felice si rivolge a lui per scrivere una lettera. Poi, come dimenticare la spaghettata a casa di Felice e Pasquale, con tutta la famiglia riunita in una apoteosi di prelibatezza culinaria, con Totò che si infila gli spaghetti in tasca, come apoteosi e sublimazione del piacere di mangiare dopo tanta fame patita.

Fabio Buffa

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