Sabato 5 ottobre alle ore 18.30 la parrocchia “S. Giovanni Battista e S. Alfonso” di Marianella accoglierà il nuovo parroco, don Pasquale Fioretti, con una cerimonia solenne.
Don Pasquale, nativo di Piscinola, ha trovato proprio nella periferia nord di Napoli la sua vocazione sacerdotale e conosce a fondo un territorio, dalle sfide difficili ma ricco di potenzialità.
Ci racconti delle sue esperienze prima della nomina alla guida della parrocchia di Marianella.
«Sono originario di Piscinola, quindi una comunità gemella di quella di “San Giovanni Battista e Sant’Alfonso”. Lì sono nato, cresciuto e ho vissuto le mie esperienze primarie vocazionali: prima con monsignor Angelo Ferrillo che mi ha battezzato e comunicato e poi con don Francesco Bianco, che ha lasciato una bella memoria con l’esperienza dell’impegno dei laici nella guida della comunità “La Casa del Taburno” e tante altre attività interessanti. Conosco quindi più o meno anche la zona della chiesa di Marianella. Sono diventato sacerdote nel 2004, sono vent’anni, ho festeggiato il 21 marzo che è anche la memoria di San Benedetto, che è stata tra l’altro la parrocchia dove sono stato mandato 15 anni fa per stare accanto a un’istituzione di Casoria, che era monsignor Mauro Piscopo, conosciuto da tutti per le sue doti morali umane e per la comunità benedettina. Quando è finito don Mauro, sono diventato parroco di questa bellissima realtà casoriana, tra chiese più importanti di Napoli: nella chiesa antica urgevano dei lavori di ristrutturazione e da pochi anni è stata rifatta tutta la facciata della Monumentale Chiesa e si è creato l’oratorio per i giovani che è diventato un punto di riferimento non solo per il quartiere, ma anche per tutta la città di Casoria. In questi 15 anni ho avuto la grazia di accompagnare ben quattro sacerdoti e una suora alla piena totale consacrazione. Dopo gli anni trascorsi al Santuario benedettino a Casoria, il Vescovo mi ha chiesto di guidare la comunità di “San Giuseppe Moscati” e ora con semplicità e umiltà mi accingo a questa nuova realtà in obbedienza al Vescovo e in collaborazione col popolo di Dio».
Cosa spera di poter realizzare in questo nuovo cammino?
«Prima di tutto, anticipo che io non sono per le grandi rivoluzioni, ma sono per il camminare insieme. Sinodalità vuol dire camminare insieme. Quindi cercherò di mettermi sul solco del lavoro svolto dagli altri parroci che mi hanno preceduto: a cominciare dal Monsignor Nappa, anche lui originario di Piscinola e che ho conosciuto bene, anche la bravura e la passione per il popolo di Dio di padre Guglielmo e di padre Antonio. Loro hanno fatto tanto per la comunità a livello materiale, ristrutturando creando oratori e rifacendo tutto, ma anche dal punto di vista pastorale con la passione per il Regno dei Cieli, a servizio del popolo di Dio. Io mi metto in questa prospettiva e cito San Paolo che nelle sue lettere diceva “non siamo padroni della vostra fede, ma cooperatori della vostra gioia” e quindi io in umiltà vengo in questo luogo, in questa parrocchia, tenendo presente la figura di San Giovanni, l’amico dello Sposo, che deve fare incontrare lo Sposo, che è Cristo, con la Chiesa, che è la Sposa. Quindi il compito è quello di creare questi legami di bene tra Cristo e la comunità, perché l’unico bene necessario è Cristo. Il resto siamo tutti relativi. In associazione a San Giovanni, c’è la figura di Sant’Alfonso che ho sempre amato e ammirato: è una grandezza quindi riprendere e ravvivare tutto il culto di Sant’Alfonso insieme a quello di San Giovanni Battista grazie ai padri, affinché la comunità di Marianella sia una comunità della Misericordia. Descrivo la mia linea di pensiero e azione utilizzando tre parole che Papa Francesco ha detto alle giovani coppie: “Permesso, scusa e grazie: permesso perché è sempre un mistero l’altro che mi si pone; scusa perché ci vuole l’umiltà anche di saper riconoscere i propri limiti per crescere insieme e grazie per il senso della gratitudine, affinché io sia un dono per loro e loro siano un dono per me”. Perché tutti insieme dobbiamo incamminarci verso il Regno proprio alle porte di questo prossimo giubileo nel 2025».
Un augurio per il suo nuovo cammino pastorale e per la comunità che guiderà.
«L’augurio per me è molto semplice, riprendo sempre le parole di Papa Francesco: “Affinché io profumi sempre dell’odore delle pecore”. Quindi mi auguro lo stare insieme, ascoltare, anche i più giovani, perché come diceva San Benedetto “a volte anche da uno più giovane possono arrivare i consigli dello Spirito Santo”. Questo è l’augurio: di mettermi a servizio di questa comunità, cercando di aiutare tutti ad incontrare Cristo, nonostante la mia umanità e la mia fragilità. L’augurio per questa comunità che ha sofferto molto in questo periodo è quello di riprendere il cammino, prendere il largo della nave della chiesa, di camminare in mare aperto con la certezza che il timoniere è Cristo e noi collaboriamo tutti come una squadra, affinché Cristo possa guidare questa comunità verso nuovi orizzonti».
Sara Finamore
