I bioritratti, Vincenzo Carbonelli: il patriota di Secondigliano

Sul lungomare Vittorio Emanuele III di Taranto si trova piazza Vincenzo Carbonelli, un suggestivo angolo della città pugliese che recentemente ha goduto di interventi di riqualificazione. Ma chi era Vincenzo Carbonelli? Innanzitutto c’è da dire che nacque a Secondigliano, il 23 aprile 1822, da papà Pietro e mamma Maria Antonia Stornaiuolo ed è considerato uno dei maggiori patrioti del Risorgimento. Non si conosce il luogo preciso di Secondigliano in cui nacque, ma notizie fondate, ci dicono che, da ragazzino, abitò nella zona corrispondente a “’ncopp ‘o Ponte”, ovvero la centralissima, all’incrocio delle attuali Via Vittorio Emanuele III e il Corso che porta il nome del  nostro quartiere.

A 26 anni sale sulle barricate di Napoli contro l’assolutismo dei Borbone. Infatti, dopo che il nostro concittadino conseguì la laurea in Medicina, la Polizia Borbonica lo descriveva come un persona di cuore buono, ma d’indole indirizzata alla predicazione della rivolta contro l’oppressore, seguendo la dottrina dei filosofi socialisti francesi, Claude Henri De Rouvroy e Etienne Cabet, il primo ad usare (nel 1842) il termine “Comunismo”.

Carbonelli entra nei Mille di Garibaldi e partecipa alla spedizione di Sicilia.

Fu uno dei più attivi nel sollevare la rivolta del Mezzogiorno contro l’oppressore, soprattutto nell’avellinese e nel beneventano.

Il 29 agosto 1862, Giuseppe Garibaldi, con la propria truppa, si trova sull’Aspromonte, nel tentativo di risalire l’Italia: l’eroe dei due Mondi voleva arrivare a Roma e conquistarla, sconfiggendo l’esercito pontificio. Ma si imbatte nelle truppe del Regio Esercito Italiano che non intendono farlo avanzare: “a Torino si voleva evitare che venisse attaccato il Papa, perchè significava   rompere l’alleanza con Napoleone III che lo proteggeva, indebolire il Regno in formazione in quel Lombardo-Veneto ancora sotto le mire austriache, inficiare la riuscita di un grande progetto”, si legge  sulle pagine de “Il Giorno” del 26 gennaio 2016. Così si accese un conflitto a fuoco e Garibaldi fu ferito (come si canticchia nella popolare canzone) ad una gamba, dal bersagliere ligure Luigi Ferrari che, volutamente, abbassò la mira per colpire l’eroe al piede senza ucciderlo, ma semplicemente per farlo desistere dall’avanzare verso Roma. E, col piede ferito, Garibaldi ricevette la visita di diversi medici, come consulenti, tra cui proprio quella di Vincenzo Carbonelli.

Dopo aver seguito l’Eroe dei Due Mondi nella spedizione nell’Agro Romano, Carbonelli fu eletto deputato del Regio Parlamento.

Morì a Roma il 16 ottobre 1901.

Fabio Buffa  

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