I bioritratti: Francesco Rosi, il regista della denuncia sociale

E’ stato il regista dei film di denuncia sociale per eccellenza e di quelli che hanno raccontato alcuni “spaccati”, fondamentali per per conoscere la storia d’Italia. Parliamo di Francesco Rosi, nato a Napoli il 15 novembre 1922, nel quartiere Montecalvario, da papà direttore di una società marittima e mamma casalinga.

Quando Francesco era ancora piccolo, la famiglia si traferisce in via Cesare Rosaroll, poi nell’attuale via Gramsci e infine al quartiere Chiaia.

La forte amicizia con lo scrittore napoletano Raffaele La Capria, suo coetaneo, ha consentito al giovane Rosi di appassionarsi all’arte della scrittura, quindi alla sceneggiatura, utile prodromo per passare alla regia.

Dopo la maturità, acquisita al Liceo Classico Umbertio I, si iscrive a Giurisprudenza, alla Federico II, poi viene mandato al fronte, durante la seconda guerra mondiale.

Qui conosce il regista teatrale fiorentino Mario Ferrero, che contribuì a far aumentare l’amore per l’arte della regia al commilitone napoletano.

Il 3 settembre 1942 c’è la firma dell’armistizio tra il Regno d’Italia e gli Alleati, con l’inevitabile rappresaglia dei soldati tedeschi.

Ferrero ospitò nella propria abitazione proprio Rosi, per nasconderlo da nazisti; il nostro autorevole concittadino conosce importanti figure dell’antifascismo (da Nello Traquandi a Carlo Ludovico Ragghianti). Dopo una breve collaborazione con Radio Napoli, incontra il regista Ettore Giannini e ne segue il lavoro, iniziando ad imparare le prime tecniche nella realizzazione dei film.

Francesco Rosi poi intraprende la carriera di cronista, trova un posto a “Milano Sera”, scrive bene e ha un ottimo intuito giornalistico. Ma l’amore per il cinema è più forte, così si trasferisce a Roma, dove per un po’ si da alla regia per gli spettacoli teatrali, è perfino attore, soprattutto nella rivista.

Viene ingaggiato da Luchino Visconti come aiuto regista nei film, “La terra trema” e “Senso”.

E’ il 1953 e a Rosi viene proposto di scrivere la sceneggiatura di “Bellissima”, lo struggente film con Anna Magnani e Walter Chiari, con la piccola Tuna Apicella.

Nel 1958 c’è il debutto come primo regista; sul set dirige “La sfida”, pellicola che vincerà il Leone d’Argento.

In 29 anni gira 17 film, per quei tempi non era molto, ma lo “spessore” culturale di ogni pellicola consentì a Rosi di entrare nella storia del cinema italiano dalla porta principale.

E’ regista, tra gli altri, de “I magliari”, “Salvatore Giuliano” e “Diario napoletano”.

Tutti i 17 film girati da Rosi sono drammatici e struggenti.

Nel 1977, a Cannes, vince la Palma d’Oro, per “Il caso Mattei”.

Nel 1963 aveva invece vinto il “Leone d’Oro” per “Le mani sulla città”, mentre nel 1979 il suo film “Cristo si è fermato ad Eboli” è primo al David di Donatello.

Rosi ha ottenuto innumerevoli riconoscimenti, tra cui due alla carriera.

Morì a Roma il 10 gennaio 2015.

Fabio Buffa

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