I bioritratti: dieci lunghi anni senza Pino Daniele

Dieci anni fa ci lasciava Pino Daniele, il suo cuore cedeva in una notte romana, mettendo fine a quarant’anni di carriera e sessanta di vita.

Nato a Napoli, nel quartiere Porto, il 19 marzo 1955, capì subito sin da bambino la bellezza e l’importanza vitale della musica. La sua è stata una formazione partita con il Blues, con un progetto artistico iniziato nel 1975, influenzato anche dal Jazz e dal Rock.

Ma Piuno Daniele era anche un appassionato, nonchè competente cultore, di musica sacra, che studiò con dedizione per completare una formazione professionale già eccellente.

Le tappe della carriera di questo nostro artista sono state tante e tutte caratterizzate da momenti esclusivi: compagno di scuola di Enzo Gragnaniello, nel 1975 Pino è scritturato come turnista session man, suonando per l’album di Mario Musella, altro artista partenopeo.

Il suo primo gruppo musicale di quello dei “Batracomiomachia”, prendendo spunto, nella denominazione, dal poema omerico che descrive la battaglia tra i topi e le rane.

Pino passò poi ai “Napoli Centrale”, altra band molto popolare nell’ambito del rock e del blues.

Nel 1980 apre lo storico concerto di San Siro di Bob Marley, poco prima  era entrato nella cerchia dei cantanti italiani più conosciuti con l’omonimo album, che conteneva “Je so’ pazzo”.

La carriera di Daniele prosegue incontrastata sempre caratterizazata dal successo, con ben 21 album in studio più 8 dal vivo. Nel 1991 “Un uomo in bluse” batte record di vendite, due anni prima la canzone “Anna verrà”, divenne un vero e propio inno per celebrare Anna Magnani.

Nel 1993 l’ LP  “Che Dio ti benedica” diede il titolo ad uno dei brani più conosciuti a livello nazionale.

Pino Daniele collaborò con grandi maestri, come Eric Clapton, Franco Battiato, Mina, Zucchero e Lucio Dalla, solo per fare alcuni nomi.

La sua morte, giunta il 4 gennaio 2015, ha privato l’Italia di uno degli artiti più esclusivi nel panorama musicale.

“La musica è un codice, un modo per comunicare; ho l’impressione che troppi autori ed interpreti di canzoni questa consapevolezza se la siano persa”, furono le parole di Pino poco prima di mancare, diventate una sorta di testamento artistico.

Fabio Buffa

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