I bioritratti: 70 anni  fa usciva “Siamo uomini o caporali”

Settant’anni fa usciva “Siamo uomini o caporali”, il 42° film del grande Totò, che dopo tante commedie è il protagonista di questa pellicola diretta da Camillo Mastrocinque, che così “leggera” non è, al punto che a tutti gli effetti può essere definita una filosofia di vita, anzi, un insegnamento di vita, trasmesso sul grande schermo. L’insegnamento della persona per bene, dell’uomo onesto, che viene puntualmente bistrattato, offeso e prevaricato dalla figura del “caporale”, inteso come colui che, pur non avendo un grande potere, fa pesare quel mediocre grado che metaforicamente tiene sulla spalla (quello di caporale) per usare prepotenze.

Attenzione: il caporale non è quindi il potente, il tiranno, anzi. Molto spesso è un codardo, pronto a inginocchiarsi a terra come uno zerbino di fronte al più alto in grado (sempre metaforicamente) per attirarne le insulse simpatie.

L’eccezionalità di questo film è che, a distanza di 70 anni, rimane di un’attualità sconcertante, sia nella definizione di “caporale” che si sviluppa durante lo svolgersi della trama, che del modo con cui il pavido caporale e la coraggiosa vittima interagiscono. 

Sino ad arrivare al finale, anche questo attuale più che mai, in cui la quinta versione del “caporale” è il nuovo fidanzato di Sonia, la donna a cui Totò per tutto il film prova un grande affetto, per non dire Amore vero. Le altre versioni del “caporale” proposte dall’opera di Mastrocinque, sono quella del gerarca fascista, del militare nazista, del graduato americano nell’immediato dopoguerra e del direttore di una rivista scandalistica. Tutte versioni di “caporale”, caratterizzate da prepotenza, vigliaccheria, pavida visione del mondo e impegno a muoversi per puro interesse personale prevacaricando i diritti e la dignità degli onesti cittadini.

Il Principe De Curtis, che nel film è il personaggio principale, ovvero Totò Esposito e il “caporale”, interpretato nelle varie sfaccettature dal grande Paolo Stoppa, offrono al pubblico un concentrato di umanità, coraggio, vigliaccheria, prepotenza, che rappresentano le dicotomie di una quotidianità che troppo spesso vede le persone per bene vittime non tanto di feroci cattivi, ma di prepotenti nonché pavidi approfittatori. Oggi come allora.

“Siamo uomini o caporali” è una pellicola che andrebbe fatta vedere alle nuove generazioni, come opera didattica che offre grandi motivi di riflessione e insegnamenti di vita. Totò e Stoppa, con ruoli opposti, con capacità recitative straordinarie, ci insegnano a vivere con dignità e reputazione, proprio prendendo le distanze dai “caporali”. Ma soprattutto, senza scivolare nella tentazione di diventare caporali.    

Fabio Buffa

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