Giornata della Memoria: scuola, parrocchia e istituzioni unite nel segno della consapevolezza

In occasione della Giornata della Memoria, è stato organizzato un incontro, in sinergia tra parrocchia-scuola-territorio, per tenere sempre accesi i riflettori sul dovere della memoria e della consapevolezza come antidoto all’odio.

L’incontro si è tenuto lunedì 27 gennaio alle ore 17.30, presso la parrocchia “Immacolata Concezione” a Capodichino, in collaborazione con l’I.C. “Savio Alfieri” e la Municipalità 7.

Presenti all’evento proprio i ragazzi di alcune classi della scuola secondaria di primo grado della “Savio Alfieri” che hanno esposto alcuni cartelloni incentrati sul tema e hanno letto alcune poesie scritte durante la discussione in classe sulla Shoah.

“Il ricordo di una tale tragedia in cui non c’è stata pietà, ci porti a chiedere che esseri umani vogliamo essere oggi. Tutto questo fu permesso non solo dai potenti, ma anche dal silenzio di tutti. Non dobbiamo mai più ragionare per popoli, facendo classificazioni, perché tutti apparteniamo solo alla razza umana” ha detto durante il suo intervento l’Assessore alle Politiche Sociali della Municipalità 7, Stefania Sannino.

A seguire, la prof.ssa Mariarosaria Rotondo ha sottolineato il ruolo fondamentale della scuola affinché alimenti costantemente il pensiero critico dei ragazzi: “La scuola ha un ruolo importante: formare cervelli accessibili, aperti a nuove idee, aperti all’altro. Ognuno deve avere un proprio pensiero critico, l’inclusione è fondamentale e la diversità deve essere ricchezza, non solo a parole, ma con i fatti: nel quotidiano facciamo fatica ad accettarla e arrivano i muri dell’odio. Creiamo comunità allargate, la scuola alimenti pensieri attivi, perché solo operando coerentemente con quanto diciamo si può sognare un mondo diverso”.

Riallacciandosi a questo discorso, l’Assessore alla Cultura della Municipalità 7, Mauro Marotta ha ribadito che la conoscenza della storia è un punto cardine per poter evitare che certi orrori si ripetano: “Noi, con il 27 gennaio, celebriamo una data convenzionale, perché in quella giornata, quando i campi furono liberati, molti prigionieri erano già morti e altri non avevano le forze di muoversi e cominciarono le cosiddette marce della morte. La memoria è da conservare, ma la conoscenza è fondamentale. Non c’è una motivazione a tale brutalità, ci limitiamo a trasferire conoscenza, perché questo non si ripeta. La scuola oggi non è peggiore della scuola del passato, anzi, ci sono molti più strumenti e invito i ragazzi a seguire sempre gli insegnanti, perchè la scuola per noi è un’eccellenza del territorio”.

A moderare l’evento, la prof.ssa Noemy Maisto che ha coordinato i ragazzi e ha lanciato un invito: “Nella nostra città mancano le pietre inciampo, sarebbe bello che ci fossero come in ogni città europea, ma mi rivolgo ai ragazzi e dico che la responsabilità è anche vostra, la scuola vi dà gli strumenti, ma siete voi che dovete imparare ad utilizzarli”.

Il presidente della Municipalità 7, Antonio Troiano, si è focalizzato sul concetto di accoglienza dell’altro affinché non ci siano discriminazioni di alcun tipo: “Gli elementi essenziali su cui mi fermo sono la comunità, l’accoglienza e la liberazione. Lo stare insieme, fare comunità, è una forza indescrivibile perché da soli non si va mai da nessuna parte: insieme si possono combattere “guerre” di ogni tipo, a partire da quelle quotidiane e più vicine come quella al bullismo, alle ingiustizie, alla camorra. Parlando invece di accoglienza, il nostro territorio comprende l’aeroporto, ex Campo di Marte, ma chiediamoci se davvero riusciamo ad essere così aperti a tutti: agli immigrati, a chi non ce la fa, ai poveri, agli ultimi. Ed infine, dobbiamo capire che la liberazione, nel senso più ampio, non la vivremo se non riusciamo ad essere uniti per lottare insieme contro ogni tipo di discriminazione”.

Le conclusioni dell’evento sono state affidate al parroco e decano Mons. Doriano Vincenzo De Luca che ha raccontato qualche episodio di vita personale per poi ritornare sul concetto di pace, tanto ambita soprattutto in questo periodo: “Personalmente ho visto scene drammatiche nel corso delle mie esperienze di vita e ho vissuto sulla mia pelle questa necessità forte di comunicare, di trasmettere, di fare memoria anche grazie ai racconti dei miei familiari. Mi sono chiesto, soprattutto da ragazzo, come qualcuno abbia avuto il coraggio di negare certi eventi storici e così ho capito l’importanza dello studio e della conoscenza: ci sono documenti anche nazisti e fascisti che spiegano tutto, lo studio di certi fatti crea tormenti, ma poi è ciò che ti libera veramente. Conoscere i fatti e riconoscere l’altro sono concetti importanti: oggi si fa una cattiva mediazione, anche durante le guerre in corso e il mediatore ha un ruolo delicato perché non impone le sue idee, ma ascolta i pareri in questione e arriva ad una soluzione. Ci vuole un riconoscimento tra i popoli, è un’operazione complicata, ma ogni forma di violenza nasce dall’incapacità di riconoscere l’altro. La verità è nella voglia di conoscenza”.

Sara Finamore

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