Martedì 31 marzo 1981 – La baronessa-imprenditrice-giornalista Anna Parlato Grimaldi (45 anni compiuti il 28 gennaio) rimane nella sua villa in via Francesco Petrarca 135 a Napoli fino alle 11:30 del mattino (ricevendo alcune telefonate sul suo numero privato. Cerca di parlare con la figlia Elvira ma non ci riesce). Alle 12:10 è in via Ponte di Tappia dal suo parrucchiere (il salone è accanto all’hotel Mediterraneo di proprietà della famiglia Naldi). Si mette in contatto telefonico con il suo ultimo amante, Ciro Paglia (capo cronista del Mattino di Napoli che in quel momento è già al lavoro, nella redazione di via Chiatamone). Anche lui l’ha cercata telefonandole a casa, come faceva spesso da quando era iniziata una relazione tra loro due nel mese di novembre del 1980.
Si danno appuntamento per le ore 15:45 in un appartamento che si trova al secondo piano di una palazzina in via Chiatamone 56, a pochi passi dalla sede del Mattino di Napoli. E’ l’abitazione (in fitto) che usano da un po’ di tempo per i loro incontri intimi. L’immobile era – in origine – di proprietà del marito della zia della baronessa (Franca Parlato. Anna è figlia di Giuseppe Parlato, un facoltoso imprenditore di Castellamare di Stabia che dopo aver acquisito una discreta fortuna con il commercio dell’olio è diventato un ricco costruttore edile che ha investito ovunque, anche nel capoluogo campano. Suo è, ad esempio, un palazzo edificato in via Nazionale). Dal gennaio 1981 è passato nelle mani della stessa Anna attraverso la società immobiliare “Manuia”.
Alle 13:30 Anna Parlato Grimaldi si reca in via Manzoni (con la sua Fiat Panda, l’utilitaria che adopera per la città per una questione di comodità) all’istituto scolastico “s. Dorotea” per riprendere ed accompagnare a casa la figlia più piccola (Angela, 12 anni. Gli altri figli, avuti dal matrimonio con l’armatore Ugo Grimaldi/nipote di Achille Lauro che ha sposato nel 1955, sono il 25enne Giovanni, la 24enne Elvira, il 20enne Giuseppe).
Alle ore 15:00 la nobildonna telefona ancora a Ciro Paglia mentre quest’ultimo sta pranzando da “Zì Carmela”, un ristorante che si trova nei pressi del Mattino di Napoli.
Alle 15:45 entrambi si ritrovano – come di comune accordo – nell’appartamento di via Chiatamone 56, restandovi fino alle 19:00. Lei indossa una giacca nera, un pullover di lana d’angora bianco, una gonna grigia. Al polso ha un orologio nero Lorens.
Recentemente i loro rapporti non sono più idilliaci e non solo per certe differenze di carattere tra entrambi: Anna sta cercando di far liberare quanto prima possibile il nipote Gianluca Grimaldi (sequestrato dal clan camorrista Mallardo/Nuova Famiglia nel dicembre del 1980) e sta tentando di pagare un riscatto inferiore a quello richiesto (i rapitori hanno preteso 10 miliardi di lire; il 10 marzo 1981 la famiglia Grimaldi ha versato 888 milioni. Il giovane sarà rilasciato nell’agosto del 1981 dopo un versamento aggiuntivo di 1 miliardo e 500 milioni di Lire). Sembra che a questo scopo Anna si è rivolta o ha tentato di rivolgersi al boss della Nuova Camorra organizzata Raffaele Cutolo (probabilmente attraverso amicizie importanti sulle quali può contare tramite certi pezzi grossi della Dc vicini alla sua famiglia. A lei stessa è stata offerta in precedenza una candidatura in politica con la Dc) per chiedergli di intercedere nella vicenda (Cutolo è un nemico dei sequestratori di Gianluca Grimaldi). Proprio quella mattina del 31 marzo il papà di Anna, Giuseppe Parlato, si è recato in casa dei genitori di Gianluca Grimaldi (in via Tasso a Napoli) per chiedere spiegazioni del coinvolgimento di sua figlia in una faccenda così rischiosa (anche Elvira Grimaldi ha dichiarato d’aver saputo che la madre stava svolgendo un ruolo nella trattativa per la liberazione di Gianluca Grimaldi).
Ciro Paglia è molto contrariato perché, in qualità di cronista, ha sempre adoperato la sua penna contro la Camorra ed in particolare contro Raffaele Cutolo con i suoi numerosi, coraggiosi articoli. Non è contento neanche del fatto che, di recente, Anna si è fatta trascinare dall’avvocato Paolo Diamante (amico di famiglia di lei, legale di Achille Lauro, un posto nei Consigli di amministrazione della Flotta Lauro e del quotidiano Roma. Diamante è l’uomo che l’ha aiutata a diventare giornalista pubblicista e ad ottenere un contratto di collaborazione con il Roma. E’ l’uomo che ha trasferito alla baronessa 852 milioni di Lire chiedendole di fargli da copertura, a titolo fiduciario, per alcune attività finanziarie sdebitandosi con dei regali fatti arrivare a lei nel corso degli ultimi anni) in una operazione finalizzata ad acquisire la proprietà del quotidiano Roma (edito da Achille Lauro), assieme a personaggi politici della Dc e ad altri imprenditori. Paglia ritiene si tratti di uno sporco affare e ha dissuaso Anna dal continuare.
Prima di andare via Anna telefona a casa, al suo avvocato, alla Rai, alla sorella Franca. Alle 19:00 lascia l’appartamento di via Chiatamone assieme a Ciro Paglia: in casa rimane un anello che lui le ha regalato e su una agenda Ciro Paglia scrive “L’inizio della fine!”. Forse si lasciano o è lui che si appresta a lasciarla (Elvira Grimaldi, la figlia di Anna, dichiarerà in sèguito che la madre era insoddisfatta dei suoi rapporti con il Dott. Paglia e anche dei suoi rapporti con il Mattino di Napoli. Anna confidò alla figlia che sarebbe andata avanti per questa strada per altri 2 o 3 mesi, decidendo poi sul da farsi).
Con la sua Fiat Panda la baronessa accompagna Ciro Paglia alla redazione del Mattino e poi prosegue da sola: si reca in piazza dei Martiri e presso il negozio “Spatarella” acquista una valigia di tela chiara completa di borsone, un paio di stivaletti, una cintura (spendendo 265.000 Lire). Poi si porta in via Bisignano dove si trova la pasticceria “Vista”: qui compra un pacco di dolci e una bottiglia di vino Porto (per la redazione del Mattino), una bottiglia di Champagne e una torta (per la 24esima festa di compleanno della figlia Elvira), alcune uova pasquali piccole (Pasqua è alle porte: domenica 19 aprile).
Verso le ore 20:00 di quella sera grigia e piovosa Anna Grimaldi ritorna in via Chiatamone: lascia al portiere di turno della redazione del Mattino, Franco Esposito, il pacco di dolci e la bottiglia di vino Porto. Dovrebbe ritirare la fotocopia di un articolo di maggio-giugno 1980 sugli abiti da sposa (appositamente preparato per lei da Ciro Paglia) per poter scrivere un suo pezzo di imminente pubblicazione (ha un contratto di collaborazione con il Mattino di Napoli che ha ottenuto grazie a Ciro Paglia ed è in procinto di passare alla redazione di Castellamare di Stabia, la sua città d’origine) ma comunica al portiere di doversi allontanare un attimo per parcheggiare l’auto.
Nessuno più la vede: a molti sembra strano perché Anna non ha mai avuto difficoltà a lasciare in sosta la propria utilitaria nei pressi del Mattino. Spesso fermava la vettura anche in aree non autorizzate per il parcheggio degli automobilisti. Forse realmente non riesce a trovare un posto libero quella sera e ha fretta di rincasare oppure è una scusa per evitare di incontrare di nuovo Ciro Paglia (evidentemente si sono separati in modo non del tutto sereno qualche ora prima).
Tra le 20:35 e le 20:45 Anna Parlato Grimaldi arriva davanti al cancello della sua villa in via Francesco Petrarca 135. Di solito rincasa alle 22:30 ma nel corso del pomeriggio ha deciso di anticiparsi di un paio d’ore per la festa di compleanno di sua figlia Elvira, che compie 24 anni proprio quel 31 marzo. La baronessa ha deciso così nel pomeriggio ed ha comunicato questa sua decisione ad Elvira, ai suoi familiari e al suo amante Ciro Paglia (al momento del delitto il giornalista è nella redazione del Mattino assieme ai suoi colleghi). La cena è stata organizzata per le 21:30 e in villa è già tutto pronto, la tavola è apparecchiata.
Anna festeggerà con Elvira e con gli altri tre figli. Il marito, Ugo Grimaldi, non è in città: si trova a Roma, per affari con la Confitarma (la Confederazione italiana degli armatori).
In casa (al termine di un lungo ed immenso parco attraversato da un piccolo tunnel di tufo) ci sono ad aspettarla i figli (manca solo Elvira, ancora impegnata nella redazione del quotidiano per il quale collabora come giornalista: Napoli oggi), la domestica Jasmine, un piccolo Yorkshire che appartiene ad Anna, un cucciolo di pastore scozzese che fa compagnia ad Angela Grimaldi (la più piccola della famiglia). In genere le due bestiole si muovono nel parco antistante la villa.
Anna scende dalla sua Fiat Panda ed apre il cancello d’ingresso della proprietà. Una volta nel viale del parco, esce nuovamente dalla vettura (spegne il motore ed i fari) per chiudere dall’interno lo stesso cancello (allòra era manuale, non elettrico). In quel momento si trova davanti l’assassino: lui ha le spalle rivolte verso l’interno del parco e verso la villa, lei ha le spalle rivolte al cancello della villa e quindi alla strada esterna.
L’aggressore ha con sé una pistola Browning Baby calibro 6,35. Colpisce Anna (da posizione frontale rispetto alla vittima) all’addome e alla gamba sinistra in rapida successione. La baronessa, ferita, si gira verso il cancello, tenta disperatamente di raggiungerlo per guadagnare l’esterno della proprietà e chiedere aiuto. Lo sparatore vuole esplodere un terzo colpo ma non ci riesce perché la cartuccia blocca l’arma e la fa inceppare: così lui “scarrella” la pistola e perde un proiettile calibro 6,35 che finisce sul viottolo della villa. Poi esplode un quarto colpo – mortale – che raggiunge al capo la baronessa fuoriuscendo dalla bocca. Scappa via lasciando la vittima per terra in un lago di sangue.
Nulla viene rubato alla vittima, neanche due orecchini d’oro di Cartier che lei indossa in quel momento e che le sono stati regalati (il 20 marzo, undici giorni prima) dall’avvocato Paolo Diamante (da lui acquistati in una gioielleria napoletana di via dei Mille).
A scoprire il cadavere – tra le 20:50 e le 20:55 – è la domestica Jasmine nel momento in cui scende dalla villa per prendere in consegna un pacco recapitato in via Petrarca 135 da un fattorino delle imprese Lauro (giunto ovviamente un istante prima).
Intorno alle 21:00 arriva in villa anche Elvira Grimaldi, di ritorno dalla redazione di Napoli oggi ed accompagnata in auto dal fidanzato. La madre è stata già soccorsa dagli altri figli e trasportata d’urgenza in una struttura ospedaliera di via Manzoni. Per terra c’è tanto sangue e, a luccicare nel buio, la cartuccia calibro 6,35 persa dall’assassino.
Per Anna Grimaldi non ci sono speranze: al Pronto soccorso i medici non possono fare altro che constatarne il decesso.
Elvira Grimaldi dichiarerà in seguito di aver notato sul viso della madre (ormai priva di vita, adagiata su un letto nella camera mortuaria del nosocomio) una espressione di rabbia. Quella che di solito le si stampava in volto quando litigava con qualcuno di sua conoscenza. Questo particolare le ha dato l’impressione che la madre forse conosceva molto bene chi l’ha uccisa.
(Continua…)
Daniele Spisso
