È morto Roberto De Simone: addio al faro della cultura napoletana

La cultura partenopea perde uno dei suoi più illustri rappresentanti: Roberto De Simone si è spento a Napoli all’età di 91 anni. Il maestro, che nelle ultime settimane era stato ricoverato per problemi di salute, non è riuscito a superare le complicazioni dovute a una polmonite.

Figura poliedrica e intellettuale raffinato, De Simone ha attraversato oltre mezzo secolo di storia culturale italiana lasciando un’impronta indelebile come compositore, musicologo, etnomusicologo e regista teatrale. Il suo contributo più significativo è stato il recupero e la valorizzazione del patrimonio culturale napoletano, che ha saputo reinterpretare con straordinaria sensibilità artistica e rigore filologico.

Il suo capolavoro “La Gatta Cenerentola” del 1976 rappresenta ancora oggi una pietra miliare del teatro musicale italiano, un’opera che ha saputo fondere magistralmente tradizione popolare e innovazione drammaturgica. Come fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare, ha dato vita a un laboratorio creativo che ha ridefinito i confini della musica tradizionale, portandola a dialogare con la contemporaneità.

Durante il suo prestigioso incarico come direttore del Conservatorio di San Pietro a Majella, ha formato e ispirato innumerevoli giovani talenti, trasmettendo loro non solo competenze tecniche, ma anche una profonda comprensione delle radici culturali napoletane. Il suo instancabile lavoro di ricerca etnomusicologica ha permesso di salvare dall’oblio numerose espressioni della cultura popolare campana, documentandole e reinventandole in chiave contemporanea.

L’eredità di De Simone va ben oltre le sue opere: comprende una vasta produzione di saggi, pubblicazioni e registrazioni che costituiscono un tesoro inestimabile per le future generazioni. La sua visione artistica, che ha sempre cercato di costruire ponti tra la tradizione e l’innovazione, tra il colto e il popolare, continuerà a illuminare il cammino di artisti, studiosi e appassionati di cultura.

Con la sua scomparsa, Napoli e l’Italia intera perdono non solo un maestro d’arte e cultura, ma anche un instancabile custode e innovatore della memoria storica e artistica partenopea.

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