Nel cuore della periferia napoletana si sta consumando una vicenda che solleva interrogativi profondi sulle priorità dello sviluppo territoriale. Scampia, quartiere emblematico delle complessità sociali partenopee, si trova al centro di un dibattito che contrappone due visioni radicalmente diverse del futuro: da una parte un ambizioso progetto industriale con potenziali ricadute occupazionali significative, dall’altra un’iniziativa sportiva governativa che sta generando perplessità nella comunità locale.
Al centro della questione si colloca MOBYTECH, un’iniziativa imprenditoriale promossa da ITALIAINMOTO, realtà aziendale fondata nel 2006 nella provincia di Bergamo dai fratelli Paolo e Giuseppe Buonaguro. L’azienda, nata dalla visione di questi imprenditori di origine napoletana, ha costruito nel tempo una solida reputazione nel settore della mobilità elettrica nel Nord Italia. Il loro progetto per Scampia non è un semplice investimento, ma rappresenta un vero e proprio ritorno alle origini con l’intento di contribuire allo sviluppo del territorio.
L’ex Centrale del Latte, struttura dismessa situata tra Scampia e Mugnano, è stata identificata come location ideale per quello che potrebbe diventare il primo polo europeo dedicato alla mobilità sostenibile. Il progetto si distingue per la sua visione integrata: non solo produzione, ma anche ricerca avanzata e formazione professionale, con la prospettiva di creare oltre 500 nuovi posti di lavoro in diverse aree di competenza.
La proposta include un programma di reinserimento lavorativo per ex detenuti, un innovativo sistema di riutilizzo delle batterie al litio e partnership strategiche con istituzioni accademiche di prestigio come il Politecnico di Milano e l’Università Parthenope. Tuttavia, ostacoli burocratici emersi nel 2021, con la giunta de Magistris, querelle cominciata nel 2012 tra mille ostacoli, a conferma della volontà imprenditoriale, hanno impedito all’azienda di partecipare al bando per la riqualificazione dell’area, lasciando il progetto in un limbo amministrativo.
In questo scenario, la decisione del Governo Meloni di privilegiare la costruzione di un campo da rugby, nell’ambito del cosiddetto “modello Caivano”, ha scatenato reazioni contrastanti. Ciro Esposito, che ha ricoperto il ruolo di consigliere nell’Ottava Municipalità, esprime con fermezza il suo disappunto: “La scelta appare quanto meno discutibile. Ci troviamo di fronte a un’opportunità concreta di creare occupazione qualificata, e la risposta istituzionale si concentra su un’infrastruttura sportiva. Non è questo ciò di cui il territorio ha prioritariamente bisogno.”
L’attivista territoriale Alfredo Domenico aggiunge la sua voce critica al dibattito: “È sconcertante osservare come un’opportunità tangibile di sviluppo economico e sociale venga messa in secondo piano rispetto a soluzioni che non affrontano le necessità fondamentali della comunità. MOBYTECH non rappresenta solo una prospettiva occupazionale per 500 persone, ma incarna un modello di rinascita industriale, sociale e ambientale. Il settore della mobilità elettrica è destinato a definire il futuro dei trasporti, e la possibilità di stabilire un centro di eccellenza a Scampia potrebbe trasformare il quartiere in un punto di riferimento per l’innovazione tecnologica. Sarebbe imperdonabile non cogliere questa opportunità. Pur riconoscendo il valore dello sport, è fondamentale stabilire priorità chiare: occupazione, formazione e sviluppo economico sostenibile devono precedere altre iniziative. La gioventù di Scampia necessita di prospettive concrete per il proprio futuro, non di soluzioni temporanee.”
La questione raggiungerà un momento cruciale sabato 12 aprile, quando l’onorevole Alessandro Battilocchio, in qualità di Commissario Parlamentare per le Periferie, visiterà la sede dell’azienda in via Privata Detta Scippa, 30 a Secondigliano.
L’incontro, previsto per le 17:30, rappresenta un’occasione determinante per presentare nel dettaglio il progetto MOBYTECH e sollecitare un intervento decisivo che potrebbe ridefinire il futuro di Scampia, trasformando un’area degradata in un polo di innovazione e sviluppo sostenibile.
