L’amore di un figlio verso il padre e tutto ciò che gravita attorno ad un rapporto così unico, come le passioni trasmesse e i tanti ricordi custoditi con affetto: questo è come si potrebbe riassumere il memoriale che Giuseppe Storti ha scritto raccontando di suo padre nel libro “Prof. Michele Storti- Il preside di tutti”, acquistabile sulla piattaforma Amazon Libri.
Giuseppe Storti è un giurista, giornalista e scrittore originario di Casoria. Membro dell’Accademia Nazionale di Arte e Letteratura di Roma ha pubblicato “Il tempo fermo,” suo romanzo del 2021, che è stato finalista al Concorso Letterario “Gold Writer Officina Edizione 2021” e il racconto breve “Sognando Segni” nel 2022 che ha conseguito la menzione d’onore speciale al Concorso Letterario “Emozioni” 2022. Nel 2023 è uscito “Amicizia e amore” in una raccolta di dieci racconti a tema, intitolata “Agorà l’amicizia si fa in dieci” e nel 2024 ha pubblicato un racconto dal titolo “Certe notti” in un’antologia di dieci racconti intitolata “Agorà il senso di un incipit”. Già autore del libro “Con orgoglio, da Scampia. Storie di periferie esistenziali e di riscatto sociale” che ha ricevuto la segnalazione per l’alto merito letterario dall’Accademia Italiana d’Arte e Letteratura di Roma, oggi pubblica questo libro dedicato al padre Michele e abbiamo fatto due chiacchiere con lui.
Il libro è una biografia, anzi un memoriale. Come nasce l’idea di dedicare un libro a suo padre? Qual era il rapporto che aveva con lui?
«Il libro si inserisce nel filone letterario della memorialistica, che ormai va assumendo una sua connotazione autonoma. Ne è testimonianza il premio Nobel per la Letteratura assegnato al libro “Gli anni” di Annie Arnoux. La memoria va coltivata perché solo così può essere vinto l’inesorabile trascorrere del tempo. “Bisogna salvare qualcosa del tempo in cui non saremo più”, come ci ricorda la stessa Annie Ernaux. Solo raccontando il passato con la scrittura potremmo eternare i ricordi, trasferendo la memoria individuale a quella collettiva. Questo il senso della biografia scritta per ricordare la vita, l’impegno e la dedizione del mio papà, un uomo di lettere. Lui aveva due stelle polari sempre seguite fino all’ultimo anelito di vita: la scuola e la famiglia. La narrazione della sua parabola terrena è fatta di testimonianze, ricordi e documentazione che si inserisce nel quadro della grande storia della sua città natale: la nobile terra di Casoria. Un tuffo nel passato che riporta al cuore una società fatta di uomini e donne di valore e di valori. Gente semplice, legata alle tradizioni e alla fede nei grandi santi che hanno legato il proprio cammino di santità a quello della città di Casoria. A mio padre devo tutto. Soprattutto il privilegio di aver vissuto insieme ad un grande uomo di cultura. Da lui ho appreso l’amore per i classici, per la letteratura e per la lettura».
Qual è il ricordo più significativo di suo padre che ha inserito nel libro?
«Quando eravamo piccini noi figli, per farci addormentare, nostro padre ci raccontava le storie di Ulisse, della sua avventurosa Odissea. Da allora amo alla follia i poemi omerici».
Il libro racconta anche della città di Casoria. Come è riuscito a reperire alcune informazioni del passato e le foto che ha incluso nella biografia?
«Casoria, e lo rivendico con orgoglio, è la mia città natale. Per decenni mi sono occupato di ricerche storiche, gestendo una pagina Facebook dedicata alla storia della mia città: “Casoria nella storia”. Quindi avevo già delle notizie e per il resto ho attinto alla documentazione lasciata da mio padre nel suo studio, che conservo gelosamente».
Quale ritiene che sia il più importante insegnamento che suo padre le ha lasciato? E quale ritiene sia il messaggio che questo libro trasmetterà ai lettori?
«Essere umili sempre, amare la propria famiglia, le proprie origini e fare le cose con passione. Il messaggio che il libro vuole far passare è che bisogna proteggere e custodire i propri ricordi. Il passato ci aiuta a vivere il presente e a programmare il futuro. Noi non siamo niente se non ricordiamo ciò che siamo stati. In una società in cui i rapporti umani sono diventati liquidi: volatili, riportare al cuore i nostri ricordi mettendoli su carta, anche in una sorta di diario di bordo della nostra vita, significa renderli eterni. Io ho potuto scrivere questo libro perché mio padre annotava tutto. A mano, con una grafia chiara e leggibile. Oggi scrivere è ancora più facile, essendo tutti dotati di smartphone e PC. Quindi invito tutti ad appuntare, giorno dopo giorno, il diario delle proprie vicende personali e familiari. Solo così renderemo eterni i nostri anni, vincendo la dura legge del tempo che nascostamente fugge, portandosi via affetti, persone e ricordi. Ma nulla potrà contro la grande forza della scrittura che rende eterno tutto ciò che buttiamo giù su di un semplice foglio di word».
Sara Finamore
