Passione, minuziosità e pazienza sono elementi imprescindibili per il mondo del modellismo e delle miniature e sono rappresentate appieno dall’artigiano Benedetto Provvido che, ad 89 anni, continua a realizzare modelli navali e presepi in piccola e in larga scala che sono esposti in Italia e all’estero.
L’artigiano, originario di Secondigliano, utilizza per le sue miniature anche alcuni cosiddetti “materiali di scarto”, come delle molliche di pane, per dare vita a vere e proprie opere artistiche. Uno dei presepi che ha reataurato si trova in una chiesa a Capodimonte, mentre un suo modello navale è esposto al Museo Navale di Pozzuoli.
Abbiamo avuto modo di parlare con il signor Provvido, che ha raccontato la sua forte passione innata per quest’arte manuale.



Come nasce l’amore per le miniature?
«Questa passione penso che sia innata, non ho avuto in realtà nessun maestro: fin da ragazzino ho cercato di costruire questi piccoli modellini e, all’inizio ho cominciato con la creta e lo stucco, poi man mano ho acquisito più manualità e ho sperimentato anche altri materiali. Nel corso degli anni ho costruito presepi piccoli, in miniatura, ma anche più grandi e uno di questi ho scelto di regalarlo alla parrocchia dei Padri Passionisti, a cui sono legato».
Come costruisce oggi i suoi modelli?
«Utilizzo diversi materiali, ma anche dei materiali di riciclo o anche delle molliche di pane con cui a volte mi capita di creare dei pastori in miniatura per i miei presepi. Prima di ogni creazione osservo bene i materiali, perché penso che ogni materiale, ogni pezzo da cui parto, abbia una sua intelligenza e contenga già al suo interno ciò che diventerà, tocca a me capire come tirarlo fuori».
Nel corso del tempo alcune sue creazioni sono state esposte. Quali?
«Come ho detto prima, c’è un presepe che ho regalato alla parrocchia “Sacri Cuori”, che ho costruito dopo circa un anno di lavoro. Oltre ai presepi, ho costruito dei modelli navali, uno di questi mi è costato circa 20 anni di lavoro, tutto a mano e ho riprodotto il vascello da guerra della Marina Svedese “Wasa”, grazie alla collaborazione con il museo “Wasaviet” di Stoccolma: ho scelto di regalare la mia creazione alla città di Napoli ed oggi il vascello è esposto al Museo Navale di Pozzuoli. La sua scala di costruzione è 1:50 per mettere in evidenza ogni particolare, anziché 1:100 come spesso accade. Ho utilizzato dei materiali che assomigliano molto all’originale. Nel corso del tempo sono stato anche in Germania, dove ho esposto alcuni miei modelli e ho avuto modo di conoscere altri artigiani provenienti da tutto il mondo».
L’arte manuale, in un mondo che va sempre più veloce, sta scomparendo. Cosa si potrebbe fare per avvicinare i ragazzi all’artigianato?
«Credo che se di base non c’è la passione, non è possibile crearla o forzarla. Costruire miniature è un lavoro difficile, bisogna rimpicciolire in scala le dimensioni dell’oggetto e studiarlo nei particolari richiede pazienza e tanta creatività. Nel corso del tempo, qualche ragazzo è venuto da me per curiosità, per provare ad imparare quest’arte, ma dopo poco tempo, si è tirato indietro. Spero sempre che ci possano essere giovani che nascono con questa passione in modo da non perdere quest’arte».
Sara Finamore
