L’omicidio di Anna Parlato Grimaldi. Il parere della Dott.ssa Gabriella Notorio, criminologa e sociologa, sul movente del giallo di Posillipo

-Dott.ssa Gabriella Notorio, la ringrazio per aver scelto Periferiamonews.org e per la sua decisione di aiutarci a mettere a fuoco un verosimile movente per l’assassinio della baronessa Anna Parlato Grimaldi.

Come prima cosa, sento di ringraziarvi personalmente per avermi coinvolto nell’analisi del celebre caso Parlato Grimaldi di Posillipo.

-Si presenti ai lettori del nostro portale d’informazione.

Sono Gabriella Notorio, sociologa e criminologa. Mi occupo principalmente di violenza contro le donne. Lavoro come operatrice nei centri antiviolenza a Napoli e sono presidente dell’Associazione Frida Kahlo la Città delle Pari Opportunità, operante nel comune di Marano di Napoli e che dal 2012 gestisce lo Sportello Antiviolenza “Le Porte di Frida” per donne vittime di abusi e maltrattamenti domestici.

-Quanti anni aveva quando accadde questo misterioso omicidio della Napoli bene e quali ricordi conserva di tutti i fatti che ne sono conseguiti (il clamore, le speculazioni mediatiche, il processo Elena Massa) ?

In realtà non ero ancora nata. Tuttavia nel corso del tempo sono venuta a conoscenza di questo delitto attraverso alcune trasmissioni televisive che si sono occupate della terribile vicenda della povera Anna Parlato Grimaldi fino a qualche anno fa.

-Spieghi cortesemente ai nostri lettori cos’è la Criminologia e qual è il contributo che questo settore delle Scienze forensi dà per analizzare un delitto di sangue.

La Criminologia è molto ampia e con il suo contributo multidisciplinare offre notevoli spunti teorici in grado di aiutarci a riflettere su fatti e fenomeni sociali legati al mondo del crimine, risalendo ai fattori e alle cause che determinano per l’appunto tali fatti e fenomeni. Attraverso l’analisi criminologica, inoltre, si rende possibile la messa in opera di strategie preventive e di controllo della criminalità in tutte le sue forme di espressione. Nell’ambito dei delitti e degli omicidi, la Criminologia ci aiuta a ricostruire in modo scientifico il possibile comportamento di un offender, il movente all’origine dei delitti, la ricostruzione della scena del crimine. Ed in sostanza, si vanno ad analizzare i reati e i delitti per porre un concreto supporto, anche mediante consulenze, alle indagini penali e giudiziarie.

-Lei ha avuto modo di esaminare tutti i dati della vicenda attraverso la minuziosa ricostruzione del caso contenuto nei 6 articoli precedenti pubblicati per questo web magazine. In qualità di criminologa qual è la sua idea sull’assassino della nobildonna napoletana? Era un individuo che conosceva bene la vittima?

Leggendo gli articoli che mi sono stati gentilmente posti a disposizione, ho avuto modo di farmi un’idea. Ciò che è certo è che il caso Parlato Grimaldi non ha ancora ricevuto giustizia. Non c’è un colpevole e, pur essendo trascorsi tanti anni dalla morte di Anna, nessuna pista è stata chiusa, né esclusa in modo definitivo. Non ci sono state condanne, se non quelle della famiglia, che ha vissuto tra dolore e attese infinite per capire il perché di una morte così prematura. La non giustizia di questo caso ci spinge a pensare che sarebbero possibili ulteriori valutazioni ed analisi dei pochi reperti considerati validi, come i bossoli ad esempio. Le nuove tecnologie e i nuovi strumenti possono offrire risposte anche a dispetto di questi lunghi 44 anni. Ovviamente vorrei ricordare che l’opinione pubblica e i giornali di allora si concentrarono, come ancora oggi accade troppo spesso, sulla vittima e molto poco sui potenziali colpevoli, screditando di fatto l’immagine di una donna ricca, intelligente, potente e bella. Per tutte queste caratteristiche infatti Anna Parlato Grimaldi dava fastidio a troppe persone, non si presentava nel tradizionale ruolo femminile, era una donna molto emancipata per il periodo in cui viveva. Anche il suo coinvolgimento in molte attività lavorative ed imprenditoriali può rappresentare un elemento da vagliare ancora.

-Quella sera, in via del tutto eccezionale, la baronessa era rientrata a casa con due ore di anticipo (rispetto agli ultimi tempi) perché a villa Grimaldi doveva essere festeggiato il 24° compleanno della figlia secondogenita di Anna Parlato Grimaldi, Elvira. L’assassino è – armato – già nel cortile della proprietà privata di via Francesco Petrarca 133/135 quando la vittima ritorna a casa. Lei pensa che conosceva benissimo tutti i movimenti e le abitudini della povera Anna? Secondo lei l’aggressore sapeva del compleanno di Elvira Grimaldi?

Di solito, in molti omicidi in cui le vittime sono donne ci sono moventi affettivi e passionali.  Con questi termini non si deve intendere necessariamente un legame o una relazione sentimentale, ma anche una conoscenza proficua in ambito lavorativo o una persona che frequentava, di cui magari si fidava. Sicuramente mi viene da ipotizzare una persona che conosceva gli spostamenti della donna, dunque sapeva del suo anticiparsi per il compleanno della figlia Elvira (perché forse la vittima gliene aveva parlato a costui), o qualcuno che la stava pedinando. Qualcuno che aveva deciso di affrontarla, spaventarla, magari pensando di non essere visto in volto. Una volta scoperto ha invece agito di impeto. Non credo ad una mano esperta, che mirava a gambizzarla come riferito da alcuni esponenti dei clan di Forcella rispetto alla questione del riscatto del nipote sequestrato (Gianluca Grimaldi, n.d.r.).

-Nel 1981, durante le indagini, Elvira Grimaldi e suo fratello maggiore Giovanni hanno dichiarato a verbale che, da diverso tempo, la loro mamma rincasava tra le 22 e la mezzanotte. In una intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno il 17 dicembre 2024 Elvira Grimaldi si è contraddetta sostenendo che ogni sera, alle ore 20, la signora Anna era nella sua abitazione in compagnìa della famiglia, a cena. Come si spiega questa difformità tra le due ricostruzioni?

Non so bene quale possa essere il motivo di tale contraddizione, forse si può pensare che Elvira Grimaldi, nei suoi ricordi, abbia cercato di mostrare una descrizione della madre più presente a casa, con attenzioni familiari maggiori. Ovviamente su questo punto dovrebbe essere la diretta interessata a fare più chiarezza.

-L’assassino ha fatto fuoco 5 volte (due colpi sono andati a vuoto, un proiettile inesploso ha bloccato l’arma ed è stato perso sulla scena del crimine) prima di togliere la vita alla povera signora Parlato Grimaldi ovvero prima di sparare in direzione di una parte vitale del corpo di lei. Questo cosa può dirci della personalità di chi ha fatto fuoco e delle sue intenzioni?

Un agire insicuro mi viene da pensare, tipico di un soggetto non esperto nell’uso di armi e che, nel maneggiare la pistola sparando questi colpi a vuoto, si è mosso con una certa carica emotiva. Non a freddo, dunque.

-Secondo lei l’omicidio è stato premeditato o d’impeto?

Penso, come affermato in precedenza, ad una situazione di impeto. La premeditazione solitamente prevede un piano di azioni, anche successive al delitto, con un controllo maggiore da parte dell’offender. In questo caso ho la sensazione che si tratti di una persona che non sia riuscita ad ottenere quel che invece sperava di raggiungere dal confronto indesiderato con la Parlato Grimaldi.

-L’utilizzo, da parte dell’aggressore, di una pistola di piccolo calibro (una Browning Baby 6,35 millimetri) ci dà a parer suo qualche indicazione utile sull’aggressore e sulle sue intenzioni?

La pistola di piccolo calibro era piuttosto diffusa in quegli anni, facile da mettere in borsetta o in tasca. Una pistola anche di facile reperibilità. Un’arma non sofisticata né molto difficile da maneggiare.

-Secondo lei il movente del delitto è da cercare in una pista legata al denaro e agli affari (come pensa oggi Elvira Grimaldi) o in una pista passionale (un ex amante geloso che non voleva rassegnarsi, uno spasimante geloso che non voleva rassegnarsi) ?

In questo caso una parte delle indagini sono purtroppo state ostacolate dalla contaminazione della scena del crimine che, com’è noto, era un luogo all’aperto e sottoposto quella sera a pioggia. In una scena del crimine tutti gli elementi che si innescano nel delitto tendono a sovrapporsi, dividersi o riunirsi tra una zona detta “primaria” dov’è avvenuto il delitto o si trova il cadavere ed una “secondaria” riferita agli spostamenti e ai movimenti fatti dall’offender che lascia sempre una traccia, anche minima. Per risalire ad un movente occorre mettere insieme pertanto più elementi. Un movente preciso in questo momento appare complesso da individuare; tuttavia credo che vi sia una pista affettiva e passionale intrecciata a dinamiche di potere, essendo la vittima una donna carismatica, facoltosa, con un ruolo ed una posizione sociale di prestigio.

-Cosa la spinge a ipotizzare una pista passionale?

L’idea di un soggetto che la aspettava già all’interno del cortile della villa, in un luogo che presumibilmente conosceva o da cui aveva avuto modo di sperimentarne l’accessibilità. La vittima poteva essere aggredita in qualsiasi altro luogo se a colpirla fosse stata un’aggressione di stampo criminale. Il dato dell’insicurezza nell’orientamento degli spari per come sono stati trovati gli altri bossoli, mi dà pensare ad una mano incerta, che pur avendo sparato colpi diretti ha forse agito a seguito di una discussione, un confronto che la Parlato Grimaldi non voleva avere, tentando di fuggire prima di essere colpita.

-Quali suggerimenti darebbe ad Elvira Grimaldi? La figlia della vittima ha aperto da tempo una casella di posta elettronica nella speranza di ottenere informazioni utili da parte di chiunque dovesse essere a conoscenza di elementi in grado di consentire la soluzione del giallo (ha denunciato una serie di minacce ricevute da anonimi nel momento in cui si è pubblicamente esposta per chiedere verità su questo delitto).

Suggerirei di provare almeno a dare un senso a ciò che è accaduto, anche a fronte delle intimidazioni ricevute negli anni dopo il delitto anche in tempi più recenti. Il colpevole potrebbe non essere effettivamente più in vita, trattandosi di un delitto del 1981, ma la morte della Parlato Grimaldi ha ancora un peso altrimenti non sarebbe necessario intimare alla figlia e alle nipoti di non indagare troppo per non rischiare di fare la stessa fine della madre. C’è dunque qualcosa che continua a preoccupare chi ha ucciso la povera Anna o ha desiderato liberarsi di lei (paradossalmente costui sembra conoscere sempre i movimenti della famiglia Grimaldi).

Ciò che ha attirato più la mia attenzione è il messaggio del 29 marzo “CIM se m’………”

‘Se m’……… sta davvero per “se m’ ammazzano”, il CIM cosa voleva indicare? La sigla c.i.m. scritta in questo modo ovvero con caratteri minuscoli ha un significato ovvero “CHIAVI IN MANO”. Questo modo di dire si usa per stabilire che il prezzo indicato per una moto pronta ad essere consegnata ad un cliente non può essere modificato da quest’ultimo con pretese successive. Dunque, la vittima Intendeva riferirsi alla questione del riscatto di suo nipote con la NCO? Temeva di essere uccisa (dal clan camorrista dei Mallardo – la famiglia mafiosa responsabile del sequestro di Gianluca Grimaldi, n.d.r.) e indicava il motivo della sua preoccupazione?

CIM però è anche un sinonimo usato in quel periodo per fare riferimento ai “pazzi”. I CIM infatti erano gli ex Centri di Igiene Mentale (aperti proprio nel 1981, n.d.r.), oggi trasformati in Centri di Salute mentale. I CIM sono stati luoghi di cura per persone con disturbi psichiatrici. Se oggi tale acronimo è stato modificato e si parla di salute mentale piuttosto che di Igiene mentale è proprio per ridurre gli stereotipi e le discriminazioni legate ai soggetti con disturbi (allora ingiustamente ritenuti “pazzi”).  Al di là di questo chiarimento sui CIM, Anna Parlato Grimaldi aveva forse usato tale termine come un’indicazione rivolta ad una persona a conoscenza di un dettaglio preciso o di una vicenda che la preoccupava e che avrebbe pertanto compreso il significato messaggio sottinteso?

Non possiamo avere certezze purtroppo.

-Secondo lei qual è la strategia migliore da seguire per restringere il cerchio e svolgere una indagine mirata allo scopo di arrivare ad identificare il colpevole? (Vivo o morto che sia dopo oltre 44 anni)

Indagare principalmente sulla cerchia di persone che frequentavano la vittima e avevano interessi in comune, ne conoscevano le abitudini. Se ancora in vita costoro potrebbero fornire elementi anche utili a ricostruire i fatti avvenuti prima del delitto, anche solo rispetto allo stato d’animo della povera Anna. Sondare ancora le dinamiche di potere in cui era coinvolta la vittima rispetto agli ultimi progetti imprenditoriali.

Ad Anna Parlato Grimaldi e alla sua famiglia, in particolare alla figlia Elvira, va il mio pensiero e la speranza che possa esserci chiarezza sulla sua morte.

Daniele Spisso

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