Lunedì 27 maggio 1985. All’1:13 della notte un tremendo boato scuote la zona ai confini tra Miano e Secondigliano e manda completamente in frantumi una palazzina di 4 piani che si trova al numero civico 18 di via Abate Gioacchino, all’angolo con via Regina Margherita.
L’edificio (costruito nel 1958, di proprietà del signor Carmine Vallifuoco) è stato ristrutturato da poco al momento della tragedia ed ospita al suo interno 4 famiglie.
Lo scoppio è talmente violento e devastante da danneggiare le serrande delle abitazioni circostanti nonché le saracinesche dei negozi vicini. I container che a breve distanza fanno da alloggio ad alcuni terremotati vibrano. Una trentina di abitanti residenti in via Regina Margherita vengono dichiarati in pericolo ed evacuati dalle loro case per ragioni di sicurezza. Venti persone restano intrappolate per ore sotto le macerie conseguenti alla deflagrazione.
I Vigili del fuoco, comandati dall’Ingegner D’Errico, arrivano sul luogo del disastro nel giro di pochi minuti e impiegano più di otto ore per completare il loro intervento e per terminare le operazioni di salvataggio dei superstiti. Accorrono anche diversi abitanti del quartiere: aiutano i pompieri scavando a mani nude tra la polvere ed i detriti (sotto i mattoni, le pietre, le travi, il vetro).
Tra i feriti (trasportati d’urgenza all’ospedale Nuovo Pellegrini) ci sono Mariano Carpio (42 anni), titolare di una piccola fabbrica per compressori che si trova al pian terreno della palazzina esplosa; sua moglie, Antonia Vallifuoco (37 anni); suo figlio, Ivo (14 anni).
Otto le persone decedute (quattro delle quali sono bambini): Dula Carpio (14 anni), rimasta schiacciata sotto le pietre; Carmine Vallifuoco (70 anni); Maria Di Salvatore (65 anni); Giuseppina Vallifuoco (25 anni); Antonio Martino (40 anni); Morena Martino (7 anni); Mirko Martino (2 anni). Il piccolo Carmine (appena un anno d’età) muore durante il trasporto in ospedale.
Il presidente della Repubblica Sandro Pertini, il presidente della Camera Nilde Jotti ed il presidente del Senato Francesco Cossiga inviano un messaggio di cordoglio per le vittime ed un augurio di pronta guarigione ai sopravvissuti.
Il Comune di Napoli proclama il lutto cittadino, stanzia 5 milioni di Lire in favore delle famiglie colpite dal disastro e 500.000 Lire mensili in vitto-alloggio per gli sgomberati di via Regina Margherita. I dipendenti della vicina Birreria Peroni devolvono un’ora di paga ciascuno ai parenti delle vittime. La società sportiva Calcio Napoli dona ai superstiti l’incasso di una partita amichevole che disputa con la Salernitana.
Sulle cause dell’esplosione vengono formulate tre ipotesi: una vendetta della Camorra contro il proprietario dell’edificio, una fuga di gas al secondo o al terzo piano, un incidente causato dalla fabbrica per compressori sita al piano terra (i pompanti erano sprovvisti di serbatoio, i compressori erano dotati delle valvole di sicurezza. Qualcuno cerca di capire se all’interno vi erano custodite bombole di gas per auto).
Ai funerali, pagati dal Comune di Napoli, partecipano 10.000 persone commosse.
Daniele Spisso
