La sua storia, prima ancora che da Pozzuoli, dove è nata, parte dalla Nigeria, paese d’origine della madre che, oltre a trasmetterle il colore della pelle, le ha insegnato ad eludere, con fermezza ed ironia, tutte le “trappole” culturali che il nostro paese mette di traverso nel cammino delle persone di colore.
Lina Simons, all’anagrafe Pasqualina De Simone, è una delle più promettenti rapper della sfera italiana. Il padre era originario di Cerreto Sannita, nel beneventano e, dopo un periodo trascorso con la famiglia nel centro puteolano, decise di trasferirsi con moglie e figlie nel paesino di nascita. I genitori hanno avuto il grande merito, non solo di mettere da parte le differenze culturali e crescere le figlie all’insegna dell’armonia, ma anche di dare loro gli strumenti per affrontare le discriminazioni. A Cerreto, Pasqualina studia e conosce le sue prime esperienze nel mondo della musica: a dire il vero già da bambina, grazie al karaoke, capì che le canzoni erano il vettore giusto per esprimere ciò che sentiva dentro. Classe 1998, dopo il diploma di maturità si trasferisce a Londra, città dalle tante opportunità, che le consentono di potersi mantenere economicamente, continuando a sfornare brani che stanno riscontrando grande consenso di pubblico.
Nel settembre 2023 esce il suo primo album, “P.A.S”, acronimo delle iniziali delle persone della sua famiglia. In questo disco troviamo i brani, “AAAnimal”, “In the block”, “Only haters”, “Nuda”, “Sta nera qua”, “No feeling”, “Sul nat”, “Guardami ora”, “Bene non fa” e “Shaku shaku”.
Il suo è un rap che ingloba, in modo originale, forse unico, tre lingue all’interno di una sola canzone: il napoletano, l’italiano e lo slang londinese. Un’alchimia dialettica che si trasforma in una sorta di grammelot in versione melting pot.
E sono l’inclusione, la difesa dei diritti, i sacrifici quotidiani per emergere nel mestiere che si è scelto, che ritornano costantemente nelle canzoni di Lina Simons. Che ha il merito di abbinare ad una voce straordinaria, carisma, teatralità, simpatia e capacità di esprimere concetti profondi con una semplicità cristallina.
Delle numerosissime canzoni che ha scritto, la maggior parte hanno titoli in napoletano: come brano “Num spartì a furtun”, che letteralmente significa “non (con)dividere la fortuna”, nel senso di stare attenti a non farsi rovinare i successi che si sono ottenuti con grande fatica da gente che potrebbe danneggiarti.
I suoi sono pezzi rap, che mettono insieme solitudine, fiducia, voglia di realizzarsi, la difficile vita delle periferie e il razzismo, come il brano “Sta nera qua”, che rappresenta una ironica denuncia all’intolleranza nei confronti di chi ha la pelle scura, partendo proprio dall’esperienza sua personale e dalla sua voglia di rivalsa.
A Londra ha potuto sperimentare nuove dinamiche artistiche, dalla periferia ha tratto ispirazione per il brano “In the block”, dove “block” significa blocco, quartiere. Ed è proprio in uno dei quartieri più popolari della capitale dell’Inghilterra che ha riscontrato un enorme successo, esibendosi a Woolwich, appena dopo l’arrivo londinese, in una kermesse che le ha subito offerto interessanti opportunità.
Le sue doti canore le ha dimostrate non solo nei brani rap, ma anche in quelli di musica leggera, come nella trasmissione Propaganda Live, in cui si è esibita diverse volte, proponendo tra l’altro “In the summertime”, canzone iconica pop degli anni settanta, interpretata dai “Mungo Jerry”.
L’abbiamo vista sul palco del concertone del Primo Maggio, a Roma, all’happening del MiAmi Festival e in altre iniziative dedicate ai cantanti emergenti.
E’ riuscita a mettere insieme l’Afrobeat, connubio di Jazz, Soul e R&B, con la Grime (genere musicale che deriva dalla musica elettronica, nato proprio a Londra).
Fabio Buffa
