Nel cuore di corso Secondigliano, lungo l’antica Strada Regia che conduceva ad Aversa, sorge un piccolo ma significativo luogo di culto: la Cappella di San Carlo al Ponte. La sua origine si perde nei primi decenni del Seicento, con una costruzione documentata tra il 1619 e il 1622, grazie all’iniziativa del Dott. Andrea Carola, che acquistò un fondo per erigere la cappella dedicata a San Carlo Borromeo, canonizzato nel 1610.
Secondo gli atti della Santa Visita del Cardinale Decio Carafa, già nel 1622 la cappella era attiva e riconosciuta ufficialmente. Nel corso dei secoli, essa divenne un punto di riferimento spirituale e sociale per il quartiere, tanto da essere dotata di rendite, terreni e alloggi destinati al mantenimento del culto. La famiglia Carola ne mantenne il patronato per generazioni, amministrandone beni e immobili circostanti.
Un edificio tra fede e degrado
Come molte strutture religiose locali, anche la Cappella di San Carlo conobbe alterne vicende. L’incuria del tempo e l’uso improprio degli spazi portarono più volte a ristrutturazioni. In particolare, nel 1829 fu ricostruita per volontà del sig. Antonio Forino, che vantava diritti di patronato sull’edificio. In questo periodo, la cappella fu affidata all’Unione Cattolica Operaia di Mutuo Soccorso di Secondigliano, che vi istituì anche un oratorio.
Purtroppo, la cappella divenne anche rifugio per delinquenti, come riportato da diverse visite pastorali, tra cui quella del Cardinale Giacomo Cantelmo, che denunciò l’uso improprio della struttura e fu costretto a emettere sanzioni per ristabilire la dignità del luogo sacro.
Un patrimonio da riscoprire
Nonostante le difficoltà, la Cappella di San Carlo al Ponte ha mantenuto nei secoli un legame forte con la comunità secondiglianese. La sua posizione — “vicino al ponte”, come ricorda la toponomastica locale — l’ha resa un punto di riferimento viario e spirituale. I documenti delle visite cardinalizie e delle autorità ecclesiastiche mostrano un’attenta cura nel conservarne il ruolo, pur tra mille ostacoli.
Oggi, le testimonianze raccolte nei registri delle Sante Visite, da quella del Cardinale Zurlo a quella del Cardinale Spinelli, rappresentano un patrimonio prezioso per ricostruire la storia religiosa e urbana del quartiere. Nomi, date, misure, donazioni e persino litigi sulla giurisdizione raccontano un pezzo della memoria viva di Secondigliano.
La Cappella di San Carlo non è solo un edificio, ma un simbolo della fede popolare, della resistenza alla decadenza e della speranza di recupero. Riaperta grazie ad un gruppo di fedeli per la recita del Santo Rosario o la celebrazione della Santa Messa, soltanto in alcuni giorni dell’anno, meriterebbe oggi attenzione e valorizzazione, affinché possa tornare a essere luogo di culto, incontro e identità tra nuove e vecchie generazioni.
