Custode delle radici: il viaggio di Salvatore Fioretto nella storia e nella festa del SS. Salvatore a Piscinola

In un’epoca in cui la memoria storica rischia di sbiadire sotto il peso della modernità, c’è chi ha scelto di farsi custode delle radici e delle tradizioni del proprio territorio.
Salvatore Fioretto, studioso e appassionato della storia e dell’identità culturale di Piscinola, quartiere a nord di Napoli, è una di queste persone. Nato e cresciuto in una famiglia contadina storicamente legata al territorio, Salvatore ha dedicato gran parte della sua vita alla riscoperta e valorizzazione delle tradizioni popolari e religiose del suo quartiere natale.

Fondatore e curatore di Piscinolablog, su fb Amici di Piscinolablog, è autore del volume “Piscinola, la terra del Salvatore”, una preziosa raccolta di testimonianze e racconti che ripercorrono le feste, i riti e la vita comunitaria di un tempo. In questa intervista ci accompagna in un viaggio nel cuore della festa del SS. Salvatore, antica ricorrenza religiosa e popolare che, grazie al suo impegno e a quello di altri volontari, sta lentamente tornando a vivere.

Tra ricordi d’infanzia, riflessioni sul presente e speranze per il futuro, Salvatore ci mostra come la storia, se ben custodita e condivisa, possa ancora essere un motore potente di identità, coesione e rinascita.

Salvatore, come nasce la tua passione per la storia e le tradizioni di Piscinola?

«Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia contadina, tra quelle storiche originarie di Piscinola, di lontanissima discendenza, sempre impiantata nel territorio, nella quale i valori comunitari e l’attaccamento alla propria terra erano considerati parti integranti della propria vita. Mio nonno Salvatore è stato per tanti anni segretario e tesoriere dell’Associazione Madonna delle Grazie, fin dalla sua fondazione avvenuta nel 1933 e organizzava ogni anno la “Funzione Sacra” teatralizzata, dedicata il 2 luglio alla Madonna delle Grazie, chiamata “La leggenda di Marco Bruno da Campoleone”. Mio padre Luigi è stato per 15 anni musicista della storica banda musicale di Piscinola, suonava il sax baritono, infatti entrò a fare parte del complesso quando aveva poco più di 15 anni. Papà fin da quando ero piccolo mi raccontava di tutte le feste che si facevano a Piscinola, in ogni particolare, tanto che ho tratto gran parte delle fonti per trascrivere le tradizioni contenute nel testo che ho pubblicato nel 2010, intitolato: “Piscinola la terra del Salvatore”».

Qual è il significato religioso e culturale della festa del SS. Salvatore per il quartiere?

«Mi chiamo Salvatore non a caso. A Piscinola fino a pochi decenni fa era d’obbligo in ogni famiglia avere un figlio maschio che portasse il nome del Santo protettore; spesso era il primogenito, come lo sono io. Piscinola a differenza di altre località non ha scelto un santo qualsiasi come Patrono, ma Gesù in persona, ricordandolo nella manifestazione della Sua Trasfigurazione.  Il Salvatore è stato adottato come protettore da questa comunità da tempo immemorabile. Le fonti più antiche che abbiamo risalgono alla metà del secolo X, e sono le pergamene redatte dai “curiali” ( i Curiali erano una sorta di notai del medioevo), scritte per registrare gli atti di compravendita o i testamenti, nelle quali si faceva riferimento chiaramente alla presenza di una “Ecclesia” dedicata a Nostro Signore Gesù Cristo. Un tempo la festa del Salvatore era molto sentita tra gli abitanti e si attendeva un anno intero per celebrarla. Le cinque Associazioni cattoliche esistenti si prodigavano tutte per dare il massimo contributo per la festa, iniziando già dalla primavera precedente, le stesse associazioni si alternavano nell’organizzazione, gareggiando tra loro. Le luminarie erano sontuose e abbracciavano l’intero quartiere, i fuochi pirotecnici che si facevano esplodere erano rinomati e richiamavano appassionati e curiosi da tutti i luoghi della città e della provincia, fin dalla piana casertana e oltre. La tradizione della festa che si cerca oggi di portare avanti, anche se tra mille difficoltà, ha proprio questo retaggio e rappresenta un forte legame generazionale con il passato, soprattutto con tutte le persone care che ci hanno preceduto. E’ un evento comunitario che fa accrescere l’attaccamento alle radici e alla propria terra e ci fa essere più uniti.
Dal punto di vista religioso, poi, non ci troviamo di fronte ad un semplice culto devozionale, come lo è per la venerazione di un santo patrono qualsiasi, ma di una festa liturgica, che è appunto la festa della Trasfigurazione di Nostro Signore, che nel nostro caso, poi, acquista un significato particolare, per adorare Gesù Trasfigurato Protettore, per chiedere la Sua protezione rivolta a tutto il quartiere, soprattutto verso quanti hanno bisogno di aiuti materiali e spirituali».

Quali sono i tuoi ricordi più vivi legati a questa festa?

«Tantissimi…! Ricordo le bellissime luminarie dei primi anni ‘70, la gara con i fuochi pirotecnici, l’interminabile processione, molto colorata per i tanti stendardi e bandiere e la partecipazione di moltissimi fedeli, di ogni età. Avevo pressappoco sei-sette anni e ricordo il carro che trasportava la settecentesca statua del Salvatore e, quando giungeva presso la nostra abitazione, papà mi metteva tra le mani un biglietto di diecimila lire, poi mi prendeva per il busto e mi porgeva all’altezza del carro, per consegnare l’offerta all’addetto che stava posto lì sopra per riceverle. Ricordo quelle interminabili giornate estive della mia fanciullezza, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, quando mi piaceva stare ad osservare i “maestri di festa” (così si chiamavano un tempo gli addetti all’allestimento delle luminarie), intenti a montare i “pali” e le “arcate delle luminarie” piene di lampadine. E, poi, la sera della festa, quando impaziente, mi posizionavo per ore su un ballatoio della masseria dei nonni che si affacciava sulla strada, per attendere che accendessero le luminarie, spesso all’insaputa di mia madre, che mi cercava disperata in ogni angolo della masseria…».

Com’è cambiata nel tempo la festa, tra tradizione e modernità?

«Purtroppo la festa tradizionale manca da Piscinola da ben trentasette anni, e questo grande vuoto ha causato la perdita di tante cose. Innanzitutto a Piscinola scontiamo una pesante metamorfosi urbanistica avvenuta soprattutto nel periodo del “dopo terremoto del 1980”, che ha comportato una profonda trasformazione di gran parte del quartiere e l’insediamento di tantissime famiglie che non sono originarie di Piscinola e purtroppo non avvertono questo legame con la tradizione. Poi il salto generazionale che si è avuto in questi anni ha comportato l’assenza di una continuità con il passato. Molti giovani, specie quelli della mia generazione, sono andati via da Piscinola, in moltissimi per motivi di lavoro e altri perché sono andati ad abitare in altre località, anche lontano dalla Campania. Quindi è mancata soprattutto la continuità che avrebbe alimentato il reiterarsi della tradizione.

E’ stata necessaria una vera e propria opera di “ricostruzione antropologica”, che assieme ad alcuni volontari portiamo avanti da circa venti anni. Ne abbiamo provate di tutte, come la pubblicazione del libro antropologico, che non a caso è intitolato: “Piscinola la terra del Salvatore”, che riporta in dettaglio tutto quanto si organizzava nel quartiere e, poi, mostre fotografiche, interviste, partecipazione a simposi e visite guidate. Poi, con alcuni valorosi del quartiere, miei coetanei, cominciammo alcuni anni fa a riporre le basi della festa, iniziando con l’organizzazione di piccoli eventi, come le sagre, i concertini, le mostre fotografiche, l’esibizione di una banda musicale, così ogni anno e sempre in crescendo…, fino a giungere a quest’anno, quando la festa ha cominciato ad assumere una forma più consistente, anche se ancora lontanissima da quella organizzata nei tempi d’oro.
Quest’anno il merito dell’organizzazione spetta al giovanissimo Parroco della Chiesa del SS. Salvatore, don Angelo Guarino, che ha fortemente voluto e organizzato la festa, aiutato da alcuni volontari del quartiere.  Sono state allestite delle belle luminarie nella piazza davanti alla chiesa, ci sarà la messa solenne all’aperto, seguirà la processione, l’omaggio ai caduti, il concerto musicale con la banda “Città di Ailano” e i fuochi pirotecnici con il simulacro d’incendio del campanile della chiesa.
C’è moltissimo ancora da fare…, occorre sensibilizzare gli abitanti e i commerciati a farsi parte attiva, a proporre idee e soprattutto metterle in atto. Non sarà facile lo so, ma le prime pietre dell’”edificio” sono state poste, sono fiducioso per il futuro…».

Quali momenti o simboli della festa consideri più importanti e rappresentativi?

«Dare un momento di spensieratezza e di sano divertimento agli abitanti, cercare di rinsaldare i vincoli comunitari, attraverso il reiterarsi di eventi tradizionalmente legati alla festa, come la processione, il concerto musicale con la banda, i fuochi pirotecnici che incantano tutti…! E soprattutto riscoprire la devozione per il Patrono di Piscinola, il SS. Salvatore».


Cosa si può fare per coinvolgere di più i giovani e trasmettere loro questo patrimonio?

«Si sta già facendo qualcosa iniziando dai più piccoli, non a caso in questi giorni antecedenti il giorno clou della festa, rappresentato dal 6 agosto, sono stati organizzati diversi eventi coinvolgendo i bambini, come: incontri sportivi di Basket e di calcetto sui campi dell’oratorio parrocchiale; l’altro giorno è stata disputata una “caccia al tesoro” tra la piazza e la villa “Mario Musella” e, proprio ieri sera, sono stati rievocati nell’oratorio i giochi che si eseguivano durante i festeggiamenti, come il “tiro con la fune”, il “tiro ai barattoli”, ecc. Ad essi è stato spiegato, con parole semplici, il significato di questi momenti di gioco e di sport legati all’evento comunitario e a tutti è stata consegnata una medaglia ricordo, riportate l’immagine della chiesa del Salvatore, con scritta “Festività SS. Salvatore, agosto 2025”. Si sono divertiti tutti e sicuramente ricorderanno…».


In tre parole, come descriveresti la festa del SS. Salvatore a chi non la conosce?

«La festa del Salvatore è un patrimonio culturale immateriale di un quartiere, quello di Piscinola, che vanta origini antichissime; è una forma di legame generazionale comunitario che lega il presente con il passato e il presente con il futuro, perché non ci può essere futuro se non si conservano vivi i ricordi del passato. Se vogliamo combattere anonimia e la disaffezione per le quali oggi soffrono molte zone della città, specialmente quelle periferiche, dobbiamo riscoprire le tradizioni e renderle come dei leganti generazionali, per ristabilire una forma identitaria forte e durevole, che coinvolga e faccia inorgoglire soprattutto i giovani e farli sentire appartenere a delle solide radici».

Luca Saulino

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