Lanziasinum, il villaggio scomparso  all’ombra del Rione dei Fiori

Una storia antica si nasconde sotto le moderne strade di Secondigliano, là dove oggi sorgono edifici popolari e il Rione dei Fiori. È la storia di Villa Lanziasini, conosciuta nei documenti medievali anche come Lanziasinum o Lanciusinum, un antico villaggio del napoletano la cui esistenza è attestata da fonti archivistiche che affondano le radici nel cuore del Medioevo.

Già in un diploma dell’arcivescovo Giuseppe Sparano, si cita l’esistenza di una chiesa dedicata a San Gennaro, segno evidente che la comunità locale aveva un proprio centro religioso. Secondo ricerche storiche, una vendita del 1° marzo 1309 menziona Luigi Aurilia che cede ad Alessandro Brichia una porzione di terra “in loco qui vocatur Lanzasino”, ossia nel luogo chiamato così. Un’altra vendita, datata 28 luglio 1513, parla invece di poderi nei pressi delle “Ville Arczani” riferiti alla città di Napoli, che ancora una volta riportano il toponimo Lanciasino.

Il villaggio è dunque da collocare in quella zona che oggi si estende a ridosso del Rione dei Fiori, tra i confini degli antichi tenimenti agricoli di Napoli.

Un passaggio rilevante viene anche da un diploma di Carlo I d’Angiò, dove si legge:

> “S. Cesarius ad Rusuram de pertinentis Neapolis, id est Lanziasinum”,
testimonianza che collega l’antico villaggio alle pertinenze rurali della capitale partenopea. Questo stesso documento specifica che il luogo si trovava “inter colles dictos de Miantella”, confermando una posizione collinare, tra boschi e terre da semina.


Nel tempo, Lanziasinum divenne un piccolo centro a forte vocazione contadina. Le fonti raccontano che nel Seicento i suoi abitanti erano in gran parte poveri agricoltori o artigiani dediti alla lavorazione di lino e canapa. Nel 1648, risultavano tassati 235 fuochi, ovvero nuclei familiari, numero confermato anche nel 1669.

Ma le tracce più antiche risalgono ancora più indietro: in un documento del 21 settembre dell’anno 747 dell’era bizantina (ossia 1219 d.C.), durante l’impero di Basilio e Costantino, si legge che gli abitanti del villaggio, all’epoca ancora chiamato Lanzesini, furono tassati per il censo da versare al monastero dei Santi Sergio e Bacco:

> “Modia trideci decem, et tarenos decem, et quartum de agno”,
ossia tredici moggi di grano, dieci tareni d’oro e un quarto di agnello, simbolo della tassazione agricola del tempo.

Oggi, del villaggio di Lanziasinum non resta che il nome, sbiadito nelle carte degli archivi e nel toponimo di una piazzetta, situata nella zona dei Vicoli Censi e abbandonata nel più totale degrado.  Resta la memoria  del Medioevo rurale napoletano, quando ancora la città era un mosaico di villaggi, chiese di campagna e poderi disseminati tra colline e sentieri.

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