San Gaetano Errico e il colera: fede e coraggio tra i malati di Napoli



Nella prima metà dell’Ottocento, Napoli fu colpita da due terribili epidemie di colera: nel 1836 e nel 1854. Due emergenze sanitarie annunciate dalle autorità, ma che trovarono ugualmente impreparata la popolazione. Nella sola prima ondata morirono a Napoli e dintorni quasi 20.000 persone, una cifra spaventosa se rapportata alla popolazione dell’epoca.

In entrambe le circostanze, San Gaetano Errico si distinse per dedizione e coraggio. Non si preoccupava del rischio di contagio: il suo unico pensiero era l’assistenza ai malati e il conforto spirituale ai moribondi. Nel 1836 organizzò persino una processione di penitenza a Secondigliano, sperando che la comunità fosse risparmiata. Ma, con realismo e franchezza, ricordò ai compaesani che la penitenza deve essere sincera e non solo di facciata. Annunciò che quella stessa sera uno dei giovani presenti sarebbe morto di colera, e il giorno dopo la stessa sorte sarebbe toccata a un suo confratello sacerdote: la profezia si avverò puntualmente.

San Gaetano alternava il confessionale al letto dei moribondi, invitando i penitenti alla pazienza e aiutando i malati a riconciliarsi con Dio prima del “grande passo”. Celebre l’episodio del 6 luglio 1837, quando un uomo lo cercò per assistere un sacerdote ammalato di colera a Cesa, in provincia di Aversa. Arrivati sul posto, trovarono già la camera ardente pronta, ma Gaetano chiese di restare solo con il “defunto”: una testimone udì una conversazione tra i due, durata mezz’ora. Uscito, rassicurò tutti che il sacerdote era un martire della carità cristiana e che non c’era nulla da temere per lui.

Durante la seconda epidemia, nel 1854, Gaetano mise a disposizione la propria casa per lo stoccaggio di coperte, biancheria, medicinali, zucchero, limoni e lenzuola destinati agli ammalati. Affidò al nipote, padre Beniamino, l’organizzazione del servizio con un’unica regola: nessuna richiesta doveva essere respinta, di giorno o di notte, e la portineria doveva restare sempre aperta.

La sua azione non era solo assistenza materiale: era soprattutto presenza spirituale. San Gaetano sapeva ascoltare, confortare e, quando necessario, dire la verità con franchezza. Nel suo ministero, il colera non fu solo una calamità sanitaria, ma anche un banco di prova per la fede e la solidarietà. La sua vita dimostrò che, anche di fronte alla morte, l’amore per il prossimo e la fiducia in Dio possono trasformare il dolore in speranza.



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