La notte del 10 agosto, quando il cielo di Napoli si riempie di stelle cadenti, a Secondigliano c’è chi non guarda solo in alto. C’è chi, da oltre un secolo, tende l’orecchio e scruta i palazzi antichi del corso, alla ricerca di un’ombra che torna puntuale ogni anno: Milena, la sposa infelice.
Secondo la tradizione popolare, la sua storia iniziò in un caldo agosto di fine Ottocento. A soli 27 anni, Milena fu costretta a sposare Cosimo, un uomo scelto dai genitori. Il matrimonio fu celebrato in cortile, tra parenti e vicini, con una festa che cercava di nascondere il malessere della giovane. Ma il cuore di Milena apparteneva già a un altro uomo, un amore impossibile che la famiglia non avrebbe mai approvato.
Quella sera, dopo il banchetto, i novelli sposi salirono al loro appartamento al terzo piano. Poche ore dopo, nella magica e malinconica notte di San Lorenzo, Milena indossava ancora l’abito bianco quando si lanciò nel vuoto.
La leggenda racconta che, da allora, ogni 10 agosto la sua figura riappare. All’ultimo piano del palazzo, passi veloci si avvicinano al balcone; poi, come sospinta da un dolore eterno, la sposa si getta giù. Nel silenzio della notte, il vestito si gonfia nell’aria e si impiglia nei ferri dei balconi, illuminato dalla luna. Un tonfo sordo, un grido lacerante e il volto sfigurato di Milena che, dicono, si alza dal selciato per dirigersi verso il portone. Ma prima di varcarlo, svanisce nel nulla.
Per alcuni è solo una leggenda nata per spaventare i bambini. Per altri, un’anima in pena che non ha mai trovato pace. Ma a Secondigliano, quando arriva il 10 agosto, anche i più scettici alzano lo sguardo verso quel palazzo, e un brivido corre lungo la schiena.
