Secondigliano non è soltanto un quartiere popolare di Napoli, ma un territorio che nel corso dei secoli ha fondato la propria identità su una relazione profonda con la terra. I documenti storici testimoniano infatti come la zona fosse rinomata per la coltivazione di prodotti agricoli che davano sostentamento e benessere agli abitanti.
Già nel 1692, Carlo Celano, nella sua opera Notizie del Bello e dell’Antico e del curioso della Città di Napoli, elogiava le fragole di Secondigliano, descritte come perfette, profumate e di qualità superiore rispetto a quelle di altre località limitrofe come Casoria, Fratta e Cardito. Un prodotto talmente pregiato da sembrare incredibile agli occhi dei forestieri.
Non solo fragole: documenti successivi, come il testamento di Marzio Pagano del 1734, dimostrano che nei campi secondiglianesi si coltivavano anche orzo, grano, fave, lino e altre vettovaglie. Particolare rilievo aveva proprio il lino, che non veniva solo piantato ma anche lavorato in loco, segno di una filiera produttiva che univa agricoltura e artigianato.
Nel corso del Settecento numerosi atti notarili confermano la vitalità agricola e la presenza di proprietà terriere suddivise tra le famiglie locali: terreni seminati, case rurali, cortili, pozzi e spazi destinati alla trasformazione del lino. Ogni documento restituisce l’immagine di un casale vivo, popolato da contadini, artigiani e piccoli proprietari, che attraverso la coltivazione della terra costruivano ricchezza e sostegno economico.
Le carte raccontano anche di divisioni patrimoniali, vendite e lasciti testamentari, come quello che nel 1770 cita apertamente i possedimenti di Secondigliano, confermando l’importanza del casale all’interno della geografia agricola napoletana.
Una memoria ancora viva
Oggi Secondigliano è conosciuto principalmente come quartiere urbano, ma la sua storia ci ricorda che fu, prima di tutto, una terra fertile, capace di produrre eccellenze e di dare lavoro a intere generazioni. Le fragole e il lino di un tempo restano simboli di un’identità agricola che ha contribuito alla formazione della comunità e che merita di essere riscoperta come patrimonio culturale.
