Secondigliano e la sua antica vocazione per la seta: una storia di lavoro e commercio

Secondigliano custodisce in realtà una lunga tradizione artigianale e commerciale che affonda le sue radici nel Settecento e nell’Ottocento. Tra i suoi vicoli e i suoi campi un tempo fioriva infatti una delle industrie più importanti per l’economia del Regno di Napoli: la produzione e la lavorazione della seta.

I celseti e i telai

Il territorio compreso tra San Pietro a Patierno, Miano, Piscinola, Melito, Arzano e Casavatore era caratterizzato da vaste coltivazioni di gelsi, fondamentali per l’allevamento dei bachi da seta. Un documento del 1803 attesta la presenza di quasi duecento piante solo nella masseria di Capodichino, segno di una coltura estesa e redditizia.
A Secondigliano non mancavano i telai: qui la seta grezza veniva trasformata in drappi pregiati, tessuti richiesti e commerciati in tutto il Regno.

La qualità della seta napoletana

Le fonti storiche, tra cui il Galanti, sottolineano come i casali di Napoli producessero oltre 30.000 libre di seta, apprezzata per la sua qualità e finezza. In particolare, la seta proveniente dalle colline di Napoli era tra le più ricercate, al pari di quella di Sorrento e del Reggino. I tessitori di Secondigliano erano noti per la maestria con cui lavoravano i drappi, contribuendo a rendere la seta napoletana competitiva anche sui mercati europei.

Un’economia familiare

Le cronache dell’epoca raccontano come la lavorazione della seta fosse spesso un’attività familiare. Le monache di casa, ad esempio, vivevano con i loro genitori e si sostentavano filando, cucendo e tessendo drappi di seta e lino. Il lavoro artigianale garantiva loro un reddito e permetteva al quartiere di crescere economicamente.
Durante le festività religiose, non era raro che i tessitori chiedessero al parroco di poter lavorare anche nei giorni festivi, segno della forte dedizione e dell’importanza economica di questa attività.

La fine di un’epoca

Agli inizi dell’Ottocento, Secondigliano continuava a distinguersi per la sua produzione di seta. Tuttavia, con il passare degli anni, i mutamenti economici e sociali, insieme alla concorrenza internazionale, portarono al progressivo declino di questa industria. Secondigliano, che per secoli aveva conosciuto prosperità grazie ai suoi telai e ai suoi celseti, vide lentamente tramontare questa tradizione.


Un’eredità da riscoprire

Oggi, ricordare la storia della seta a Secondigliano significa restituire dignità e memoria a un quartiere che ha avuto un ruolo di primo piano nella storia produttiva del Regno di Napoli. Le sue radici artigianali e commerciali sono un patrimonio che merita di essere valorizzato, per comprendere come la comunità locale abbia saputo costruire, nei secoli, ricchezza e identità.

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