Il 21 maggio 1808 è una data che segna una svolta nella storia amministrativa e religiosa di Secondigliano. Fino ad allora, erano infatti le parrocchie a registrare matrimoni, battesimi e decessi. Quel giorno, con l’introduzione delle nuove norme napoleoniche, tale compito passò definitivamente agli uffici civili dello Stato.
Da quel momento, la parrocchia dei Santi Cosma e Damiano di Secondigliano cessò di avere l’esclusiva sui registri anagrafici, che vennero assorbiti dalla burocrazia statale. Un cambiamento che segnò la fine di un’epoca durata secoli: i registri parrocchiali, infatti, esistevano dal 1564, come dimostrano i documenti ancora conservati.
Le prime annotazioni raccontano episodi di vita quotidiana: nel 1565, ad esempio, veniva battezzato il figlio di Lorenzo Migliore; nel 1569 toccava a Felice Morcchio, mentre nel 1576 si registra un matrimonio con tre “debite monitiones”, le pubblicazioni di matrimonio dell’epoca.
Queste cronache restituiteci dai registri non sono solo atti burocratici, ma frammenti di storia locale, capaci di raccontare il volto sociale e religioso di un’intera comunità: i legami familiari, i cognomi che ancora oggi ricorrono nel quartiere, le tradizioni che scandivano la vita di Secondigliano.
Il passaggio del 1808, se da un lato rappresentò un segno di modernizzazione, dall’altro segnò anche l’avvio di una progressiva perdita del ruolo centrale della Chiesa nella gestione della vita civile. Una trasformazione che da Secondigliano si estese a tutto il Regno, riflettendo i grandi mutamenti dell’Europa napoleonica.
Oggi quei registri restano una testimonianza preziosa non solo per gli storici, ma anche per chiunque voglia riscoprire le proprie radici familiari e comprendere meglio la storia del quartiere.
