Il colera del 1656: Secondigliano travolta dall’epidemia che decimò Napoli

Nel 1656 Napoli fu sconvolta da una delle peggiori epidemie della sua storia: il colera che, da giugno a novembre, falcidiò la popolazione cittadina. Le cronache dell’epoca parlano di due terzi di napoletani sterminati, e anche il borgo di Secondigliano non fu risparmiato dalla tragedia.

Dai registri parrocchiali, oggi preziose testimonianze storiche, emergono dati e annotazioni che permettono di ricostruire la portata del dramma. Le parole del parroco Don Nunzio Stella, così come quelle dei sacerdoti economi che si avvicendarono durante i mesi del contagio, raccontano di mesi terribili in cui i morti erano così numerosi da non riuscire a registrarli con regolarità.

Secondo le fonti, solo tra il luglio e l’autunno del 1656 furono decine i decessi ufficialmente riportati a Secondigliano. Ma la realtà fu ben più grave: come sottolineano gli studiosi, i registri dell’epoca non riportavano i decessi di bambini e neonati (“infanti” e “pueri”), il che lascia intuire che le vittime furono molte di più.

La popolazione del borgo, stimata intorno ai 1500 abitanti, fu duramente colpita. L’epidemia si diffuse rapidamente: l’aria stessa, scrivono i cronisti, sembrava avvelenata. Molti morivano improvvisamente per soffocamento, altri per dolori acuti, convulsioni o vomito. Le strade erano teatro di scene strazianti, con persone colpite improvvisamente mentre camminavano.

Il clero ebbe un ruolo fondamentale: sacerdoti e religiosi, nonostante i rischi, si dedicarono all’assistenza dei malati e alla sepoltura dei defunti. Non mancarono episodi di eroismo, ma anche situazioni di totale disperazione: in alcuni periodi i cadaveri erano così numerosi da rendere impossibile seppellirli con decoro.

Alla fine del 1656, con le piogge e l’arrivo del freddo, l’epidemia lentamente si spense, lasciando però dietro di sé un bilancio drammatico: intere famiglie sterminate, una comunità decimata e la memoria di una catastrofe che avrebbe segnato a lungo la storia di Napoli e del suo hinterland.

Secondigliano, piccolo borgo rurale dell’epoca, portò a lungo le cicatrici di quella tragedia, testimoniata ancora oggi dai registri e dalle annotazioni dei parroci, documenti che ci restituiscono il volto umano e doloroso di una comunità messa in ginocchio da un nemico invisibile.

Lascia un commento