La rivoluzione della Repubblica Partenopea del 1799 non risparmiò Secondigliano. Nel Casale si vissero giorni di forte agitazione, con famiglie divise, contrasti politici e tensioni che lasciarono strascichi per decenni.
Mentre le cronache ufficiali si concentrarono soprattutto su Capodichino, Melito, Casoria e Capodimonte, anche Secondigliano fu teatro di episodi significativi. Documenti parrocchiali e registri conservati dalla Curia di Napoli testimoniano la partecipazione attiva dei secondiglianesi alle vicende rivoluzionarie.
Documenti e censure
Nei registri battesimali e parrocchiali tra il 1798 e il 1802 si riscontrano tracce evidenti della sorveglianza capillare esercitata dalla Chiesa. Alcuni fogli furono addirittura tagliati o riscritti per cancellare qualsiasi riferimento alla “passata detestabile rivoluzione”. Il timore era che rimanessero tracce di espressioni giudicate contrarie alla monarchia e alla sovrana maestà del Re.
Un caso emblematico riguarda l’11 giugno 1799, quando venne annotata la morte di un giovane secondiglianese, D. Michael Errico, caduto “in pugna”, ovvero durante gli scontri, e sepolto nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Un documento che, nonostante i tentativi di censura, è giunto fino a noi.
Un popolo diviso
Secondigliano, all’epoca abitato da circa 4600 persone, vide 1885 uomini potenzialmente coinvolti nei moti. Alcuni si unirono ai rivoluzionari al grido di “Viva la libertà e l’uguaglianza!”, mentre altri rimasero fedeli alla monarchia. Le lotte interne furono aspre: vi furono sacerdoti che si schierarono, come don Vincenzo Cafolla, morto poco dopo, e cittadini che pagarono con la vita la loro adesione agli ideali giacobini.
Secondo le cronache di De Nicola, i secondiglianesi si armarono, parteciparono a scontri a Capodichino e affrontarono i francesi, ma allo stesso tempo il paese fu travolto da divisioni profonde. Si racconta di botteghe chiuse, di proclami governativi letti in piazza, di abusi di potere da parte di milizie e “birri”, e di famiglie perseguitate per sospetta vicinanza alle idee rivoluzionarie.
Una memoria rimossa
Oggi, leggendo i registri e le testimonianze dell’epoca, emerge chiaramente come Secondigliano fu un centro rivoluzionario a pieno titolo, eppure sistematicamente ignorato dalle cronache ufficiali. La censura della Curia e la volontà politica di cancellare ogni eco giacobina contribuirono a seppellire questa memoria collettiva.
Eppure, tra morti in battaglia, repressioni, divisioni e sacrifici, anche il Casale di Secondigliano diede un contributo alla breve ma intensa stagione della Repubblica Partenopea del 1799. Una pagina di storia locale che merita di essere ricordata.
