Il nome “Perrone”, che identifica l’area di via Cassano prossima a Capodichino, affonda le sue radici in secoli lontani. Documenti d’archivio, infatti, testimoniano l’esistenza di una masseria e di fondi agricoli che portavano questa denominazione già a partire dal XVII secolo.
Un atto del 9 giugno 1679, conservato negli archivi parrocchiali, cita il battesimo di un neonato figlio di Domenico Antonio Adinolfi e di Vittoria Scodes, residenti nella parrocchia “vulgo dicta lo Perrone”. Si tratta di una delle prime attestazioni ufficiali del termine, che appare legato non solo a un fondo agricolo, ma a una vera e propria comunità di residenti.
Il notaio Antonio Malone, in un istrumento del 1535 (indizione VIII, massaria n. 303), descrive una tenuta “a Capo di Chio” confinante con la masseria del Perrone, segno di una realtà consolidata già nel Cinquecento.
Ulteriori fonti risalenti al periodo napoleonico confermano l’importanza dell’area. Nel 31 marzo 1813, infatti, si parla della “massaria detta Perrone” con una estensione di circa 72 moggia di terreno, situata nei pressi dell’ex monastero della Consolazione, soppresso e demolito con la chiesa di San Michele.
Da questi frammenti documentali emerge come il Perrone non fosse solo un nome di famiglia, ma un punto di riferimento territoriale, un luogo identificato da masserie, campi coltivati e presenze religiose. Con il passare dei secoli, il termine ha continuato a vivere nella tradizione orale e nella geografia del quartiere, diventando parte integrante dell’identità locale.
