Il cardinale Battaglia al Santuario dell’ Addolorata: “Ogni ragazzo ha diritto al futuro”

Al Santuario dell’Addolorata e della Divina Misericordia di Secondigliano si è svolta una solenne celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale don Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, per ringraziare del dono della venerabilità di Raffaele Mennella, giovane religioso dei Missionari dei Sacri Cuori, originario di Torre del Greco, vissuto tra il 1877 e il 1898.
Alla celebrazione hanno preso parte il superiore generale della Congregazione, padre Sebastian Dias, il rettore del Santuario, padre Vincenzo D’Antico, numerosi sacerdoti Missionari dei Sacri Cuori provenienti anche da fuori Napoli, il decano monsignor Doriano Vincenzo De Luca, insieme al sindaco di Torre del Greco, Luigi Mennella che ha portato il gonfalone civico in segno di riconoscenza e vicinanza e parenti del Verabile. Grande la partecipazione dei fedeli, che hanno riempito la chiesa, nel centro storico di Secondigliano. in un clima di intensa devozione.

Nella sua appassionata omelia, nel corso della quale ha ricordato le periferie esistenziali più volte citate da Papa Francesco, il cardinale Battaglia ha tracciato un profilo intenso di  Raffaele Mennella, presentandolo come un giovane che, pur vivendo solo 21 anni, ha saputo incarnare in modo autentico il Vangelo e i valori della Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori.
“La forza di questo ragazzo – ha detto l’arcivescovo – stava nell’affidarsi continuamente al Signore. Il suo desiderio non era altro che servirlo, servendo gli ultimi e i poveri.”
Battaglia ha richiamato l’unione profonda che padre Mennella aveva con i cuori di Gesù e Maria: un amore sincero verso la Vergine, unito a un ardente desiderio di vivere i sentimenti stessi di Cristo.
Il cardinale ha evidenziato anche le difficoltà affrontate dal giovane religioso: i rifiuti iniziali prima di essere accolto tra i Missionari, le fatiche di una vita segnata dalla povertà, ma anche la sua caparbietà e la sua fede incrollabile.
“Raffaele aveva un sogno grande – ha ricordato – e nonostante gli ostacoli non si è arreso. Ha creduto che anche dalle periferie, da ciò che il mondo considera scarto, possa nascere qualcosa di straordinario.”
Uno dei passaggi più intensi dell’omelia è stato dedicato ai giovani di oggi. Battaglia ha paragonato la vicenda di Mennella alla condizione attuale di tanti ragazzi costretti a lasciare la scuola per cercare lavori sottopagati e senza diritti:
“Quanti talenti vengono spezzati! – ha esclamato – Quanti ragazzi e ragazze si vedono negare i propri sogni. Eppure ogni giovane ha diritto di sognare e costruire il proprio futuro. La testimonianza di Raffaele ci ricorda che la società deve accompagnare e non tradire i giovani.”
Battaglia  ha poi insistito sull’importanza dello studio e della cultura, che Mennella considerava un’arma contro l’ignoranza e l’oppressione:
“La cultura libera e forma le menti. È l’arma che sconfigge l’ignoranza, quel vero flagello voluto da chi ha potere per sottomettere gli altri. Anche oggi dobbiamo difendere il diritto allo studio come via di riscatto per i nostri ragazzi.”
Non è mancato un forte richiamo alla Chiesa e alla comunità cristiana:
“La Chiesa non può voltarsi dall’altra parte – ha detto il cardinale – deve abitare i territori, sporcarsi le mani, farsi prossima come il buon samaritano. Non possiamo far finta di non vedere chi è in difficoltà, non solo economica ma anche sociale e morale.”
Concludendo, Battaglia ha lanciato un invito alla corresponsabilità:
“Che cosa ci insegna oggi questo giovane venerabile? Ci consegna la responsabilità verso i ragazzi, perché i loro sogni non vadano infranti. Serve un patto educativo tra le istituzioni, la Chiesa e la società civile. Solo così potremo far germogliare speranza.”

La celebrazione si è conclusa con un gesto di grande intensità spirituale: il cardinale Battaglia si è raccolto in preghiera sulla tomba di  Mennella, accompagnato dal silenzio e dalla commozione dei presenti.
La proclamazione della venerabilità di Raffaele Mennella è stata vissuta come un dono di grazia e un segno di speranza: la conferma che la santità può nascere anche dalle periferie, dalle vite semplici ma piene di amore per Dio e per i fratelli.

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