Un grido di dolore e di responsabilità arriva dal Forum dei Giovani di Napoli, all’indomani della tragica scomparsa di Paolo Mendico, il 14enne che ha deciso di togliersi la vita dopo anni di sofferenze e di isolamento. A scrivere è Antonio Baratto, giovane consigliere del Forum, che ha inviato una lettera aperta al Presidente della Repubblica, al Ministro dell’Istruzione, al Prefetto di Napoli e agli assessori all’Istruzione di Regione Campania e Comune di Napoli.
«Paolo era un ragazzo sensibile, gentile, amava la musica e portava i capelli lunghi – ricorda Baratto – ed è proprio per questo che è stato deriso, bullizzato, isolato. Perché “diverso”, perché non conforme. Ma la sua gentilezza non era debolezza, era forza. La sua morte è un fallimento collettivo».
Il consigliere racconta anche la sua esperienza personale di vittima di bullismo e spiega come, proprio per questo, abbia scelto di trasformare il dolore in impegno: «Oggi porto la mia testimonianza nelle scuole elementari, parlando con bambini, docenti e famiglie. Ho capito che la prevenzione deve cominciare prestissimo, non possiamo più aspettare».
Nella sua lettera Baratto chiede con forza un impegno concreto delle istituzioni. Propone un piano nazionale straordinario contro il bullismo e il cyberbullismo, con fondi dedicati e formazione obbligatoria per il personale scolastico, insieme al coinvolgimento attivo di psicologi ed educatori. Sollecita inoltre l’introduzione dell’educazione emotiva e affettiva nei programmi scolastici fin dalle elementari, per insegnare ai bambini l’empatia, il rispetto e l’ascolto. Chiede che in ogni istituto siano attivati sportelli di ascolto veri, accessibili e permanenti, e che siano promosse campagne di sensibilizzazione a livello nazionale, regionale e comunale, rivolte non solo agli studenti ma anche agli adulti, perché la responsabilità educativa è prima di tutto degli adulti stessi. Infine, avanza la proposta di riconoscere pubblicamente la figura di Paolo, come simbolo di una generazione che non deve più essere lasciata sola.
«Il bullismo – scrive Baratto – non può essere trattato come una semplice questione disciplinare o educativa. È una vera emergenza sociale, psicologica e culturale. E come tale deve essere affrontata».
Un appello accorato che si trasforma in invito all’azione per tutte le istituzioni: «Non possiamo più permettere che un ragazzo venga lasciato solo nella sua battaglia per essere se stesso».
