Secondigliano non è soltanto un quartiere moderno della periferia nord di Napoli, ma un antico “casale” che attraversa secoli di storia. Numerosi storici, tra cui Bartolomeo Chioccarelli, Domenico Chianese e Giovanni Antonio Summonte, hanno lasciato tracce importanti del suo passato, restituendo un’immagine viva di un territorio agricolo, strategico e densamente popolato.
Secondo le fonti medievali, già nel XIII secolo Secondigliano compare tra i villaggi e le terre sottoposte all’arcivescovo di Napoli. Documenti del 1279 citano i “Secundillani” insieme ai vassalli di Casoria, Afragola, Panecoccolo e altri casali limitrofi. Un territorio ricco di terre coltivate e abitato da comunità laboriose, inserito pienamente nella vita economica e politica del Regno.
Gli storici sottolineano come i “Casali di Napoli”, circa 37, fossero parte integrante della città, godendo degli stessi privilegi e immunità. Tra questi figurava anche Secondigliano, che insieme a Miano, Marianella, Chiaiano e Scampia costituiva un’area agricola fertile, capace di rifornire la capitale di frumento, vino, lino, canapa, seta, ortaggi e animali da allevamento. Una vera e propria “cintura verde” che assicurava alla popolazione napoletana beni preziosi e di prima necessità.
Un altro passo importante è rappresentato dalla descrizione di Galanti, che nel Settecento ricordava come il territorio fosse coperto di boscaglie fino al 1585, anno in cui iniziò un’opera di disboscamento che rese praticabili le strade verso Capo di Chino e l’agro circostante. Qui, Secondigliano veniva ricordato persino sotto l’imperatore bizantino Alessio Comneno.
Il Chianese, nei suoi studi sui Casali antichi di Napoli, precisa che dal secondo miglio della via Atellana si sviluppava il “Caseggiato di Secundigliano”, segno di una continuità insediativa e di una forte identità territoriale.
Queste testimonianze ci restituiscono un’immagine lontana dal cliché della periferia problematica: Secondigliano fu, nei secoli, un luogo di ricchezza agricola, di organizzazione civile e di connessioni con la grande storia del Regno di Napoli. Un passato che oggi diventa patrimonio da riscoprire e valorizzare, per comprendere meglio le radici profonde di una comunità che non ha mai smesso di vivere e trasformarsi.
