Nola, presentato il Rendiconto sociale Inps 2024

Ieri mattina la Sala del centro congressi dell’Interporto di Nola ha ospitato la presentazione del Rendiconto sociale Inps 2024, alla presenza del prefetto di Napoli Michele di Bari, dell’amministratore delegato di Cis Claudio Ricci, del presidente Andrea  Miranda, delle istituzioni, degli enti e delle associazioni datoriali e sindacali del territorio. Durante l’incontro promosso dal Comitato regionale Campania, dal Comitato provinciale di Napoli, dalla Direzione regionale Campania e dalla Direzione Coordinamento Metropolitano Napoli, in collaborazione con il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Inps, sono stati snocciolati numeri e fotografato lo stato di salute della nostra Regione. Dai dati è emerso che la Campania migliora sul fronte del lavoro e registra un incremento delle entrate contributive superiore alla media nazionale, ma continua a pagare il prezzo di retribuzioni e pensioni più basse rispetto al resto del Paese e di un divario di genere che resta marcato. Il rapporto presentato dal direttore regionale Campania Tedesco, dal direttore del coordinamento metropolitano Bafundi , dal presidente del CIV Ghiselli, e dal presidente del Comitato provinciale INPS Napoli, Baiano,  ha evidenziato un saldo naturale ancora negativo: la popolazione campana perde complessivamente 12.691 unità per effetto della differenza tra nascite e decessi, un dato solo in parte bilanciato dal saldo migratorio positivo di 2.783 persone. L’arrivo di nuovi immigrati dall’estero incide meno che altrove e il fenomeno migratorio interno resta preoccupante, con i campani che scelgono di trasferirsi in altre regioni in numero superiore rispetto a chi arriva da fuori. Sul fronte del lavoro, la Campania registra un incremento del tasso di occupazione dal 44,4% al 45,4% e una riduzione del tasso di disoccupazione dal 17,4% al 15,6%. Le assunzioni complessive sono state 674.652 a fronte di 635.565 cessazioni, con un saldo positivo che indica un mercato dinamico. Tuttavia, nonostante i segnali incoraggianti, diminuiscono i contratti a tempo indeterminato, che passano da 140.884 a 135.310, mentre aumentano quelli a tempo determinato, da 349.169 a 381.516, così come i contratti part-time, che salgono da 299.417 a 314.338. Parallelamente, cresce il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni, con le ore complessive che passano da 9,9 a 13,2 milioni, segno delle difficoltà ancora presenti in diversi comparti produttivi. Il rapporto conferma inoltre che i lavoratori campani guadagnano meno dei colleghi del resto d’Italia. La retribuzione media giornaliera è pari a 84,4 euro per gli uomini e 63 euro per le donne, contro rispettivamente 107,5 e 79,8 euro della media nazionale. Un gap che riflette non solo lo storico divario Nord-Sud, ma anche una forte disparità di genere, con le donne più spesso costrette a contratti precari e part-time e penalizzate da stipendi inferiori. In Campania i pensionati sono 1.481.876, di cui 692.056 uomini e 789.820 donne, con assegni medi più bassi della media nazionale. Nel 2024 l’INPS ha liquidato 61.825 pensioni previdenziali, 54.476 indennità di accompagnamento e 23.554 prestazioni di invalidità civile. I beneficiari di ammortizzatori sociali per sospensione del lavoro sono cresciuti, passando da 60.002 del 2023 a 63.617 del 2024. Un capitolo importante riguarda le nuove misure di sostegno: nel 2024 sono state accolte 192.576 domande di Assegno di Inclusione e 29.486 domande di Sostegno alla Formazione e al Lavoro, dati che testimoniano il forte bisogno di strumenti di accompagnamento sociale in una regione dove la fragilità occupazionale resta diffusa. Un segnale positivo arriva dal fronte delle entrate contributive, che nel 2024 segnano un +4% rispetto all’anno precedente, superando la media nazionale pari al 3,28%. Nonostante i segnali di ripresa, il quadro che emerge dal Rendiconto è quello di una regione che continua a confrontarsi con disuguaglianze strutturali. Il divario di genere resta forte: le donne hanno meno opportunità di occupazione stabile, guadagnano meno e percepiscono pensioni più basse. A ciò si aggiunge il gap rispetto al resto d’Italia in termini di salari, livelli occupazionali e importi pensionistici, che conferma la Campania come una delle regioni più fragili dal punto di vista sociale ed economico.

Angelo Covino

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