Colpo di scena nel procedimento legato al traffico di droga del clan Licciardi di Secondigliano: la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva confermato la gravità indiziaria nei confronti di Vincenzo Caiazzo, detto “Capozzella”.
L’uomo, difeso dall’avvocato Luigi Senese, è accusato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti per conto del potente clan di Secondigliano. Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia, Caiazzo sarebbe stato un collaboratore di Bruno “Michelò”, figura di spicco dell’organizzazione, punto di riferimento della famiglia Licciardi nel rione Don Guanella e nella Masseria Cardone.
La Suprema Corte ha disposto l’annullamento per carenza di motivazioni sulla gravità indiziaria, imponendo ai giudici del Riesame di Napoli di rivalutare l’intero quadro accusatorio. L’ordinanza precedente faceva riferimento al presunto coinvolgimento di Caiazzo, tra il settembre e il dicembre del 2019, nelle attività di spaccio riconducibili ai Licciardi.
Nello stesso contesto investigativo compariva anche il nome di Domenico Gargiulo, soprannominato “L’immortale”, figura nota alle cronache e già fonte d’ispirazione per un personaggio della serie “Gomorra”. Gargiulo fu ucciso il 28 settembre 2019, e l’omicidio – secondo gli inquirenti – sarebbe stato il risultato di tensioni interne al traffico di droga del gruppo.
Le indagini della Squadra Mobile portarono negli anni successivi all’arresto di altri affiliati, tra cui Salvatore Baldassarre e Antonio Abbinnante, ritenuto capo dell’area.
Con la decisione della Cassazione, il fascicolo torna ora al Riesame: un nuovo passaggio che potrebbe riaprire completamente i giochi sull’inchiesta e sulla posizione di Caiazzo “Capozzella”.
