Il dramma della Vela Celeste di Scampia arriva nelle aule di giustizia. La Procura di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio per sei dirigenti comunali, ritenuti responsabili, a vario titolo, del crollo delle “passeggiate di collegamento” della Vela avvenuto il 22 luglio 2024, tragedia nella quale persero la vita tre persone — Roberto Abruzzo, Margherita Della Ragione e Patrizia Della Ragione — e rimasero feriti altri cittadini, tra cui alcuni bambini.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura partenopea, ha ricostruito mesi di segnalazioni, ordini di sgombero rimasti inascoltati e allarmi ignorati sulla pericolosità strutturale dell’edificio. Secondo gli inquirenti, non furono adottate le misure di sicurezza necessarie, nonostante una situazione di “pericolo imminente” già accertata nel 2015 e confermata da successivi sopralluoghi tecnici.
A carico degli indagati vengono contestati, a seconda delle posizioni, i reati di disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose. Le difese si preparano a replicare davanti al Gup, richiamando la mancata esecuzione di un’ordinanza di sgombero del 2015 e i limiti di competenza delle diverse direzioni comunali.
Secondo la Procura, il mancato intervento di sgombero e la messa in sicurezza mai avviata avrebbero avuto un ruolo determinante nel crollo. L’atto d’accusa si basa anche su una corposa documentazione tecnica raccolta dalla Squadra Mobile e su decine di testimonianze, comprese quelle dei residenti e dei tecnici comunali. «Pericoli imminenti trascurati per anni» – si legge nell’atto di chiusura indagini – «nonostante la consapevolezza delle condizioni statiche critiche dell’immobile».
L’udienza preliminare, che dovrà decidere sull’eventuale rinvio a giudizio, sarà fissata nelle prossime settimane. Intanto, a Scampia, resta viva l’attesa di verità e giustizia per le vittime e per le loro famiglie.
