Nel clima di attesa che precede la Festa di San Gaetano Errico, fondatore dei Missionari dei Sacri Cuori, riaffiorano le storie e le testimonianze che raccontano la grandezza spirituale e umana del Santo di Secondigliano. Tra queste, una delle più suggestive è quella del miracolo della fune, episodio che mostra la sua fede incrollabile e la profonda fiducia nella Provvidenza.
Come racconta monsignor Icilio Felici nel volume “Quando il fuoco divampa” (1955), durante la costruzione della chiesa dell’ Addolorata , gli operai si trovarono improvvisamente di fronte a un grave pericolo:
una fune maestra, da cui dipendeva la stabilità di un pesante macigno, stava per spezzarsi.
In un istante, il cantiere fu attraversato dal panico: un grido collettivo, “Madonna aiutaci!”, si levò tra gli operai e i presenti.
Fu allora che Padre Gaetano Errico, con la sua calma e la sua fede, prese il controllo della situazione.
«Fermi, fermi, non è niente», gridò. Poi estrasse un fazzoletto dalla tasca, legò con esso la fune ormai quasi spezzata e, con voce ferma, ordinò agli operai di riprendere il lavoro.
Contro ogni logica, la fune resistette come se fosse stata rinsaldata col ferro, e il blocco fu sollevato in sicurezza.
I presenti, increduli e commossi, esclamarono all’unisono: «Miracolo, miracolo!».
Un episodio semplice e potente, che racchiude il senso più profondo della devozione a San Gaetano Errico: la fede come forza che vince la paura, la fiducia che trasforma il rischio in speranza.
Oggi, a distanza di quasi due secoli, questa storia continua a emozionare la comunità di Secondigliano, che si prepara a celebrare la festa di ‘O Superiore con lo stesso spirito di fede, coraggio e gratitudine che animò il suo Santo fondatore.
