Alviti (ANGPG): “Sottrazione dell’arma alle Gpg, un problema mai affrontato davvero”

Il presidente nazionale dell’ANGPG, Giuseppe Alviti, torna a denunciare con forza una criticità che, nonostante i ripetuti allarmi, continua a essere ignorata: il rischio di sottrazione dell’arma alle guardie giurate in servizio. L’episodio avvenuto di recente nel pronto soccorso dell’ospedale Apuane di Massa, dove un paziente psichiatrico è riuscito a disarmare una Gpg, riporta al centro del dibattito una questione di sicurezza mai davvero risolta.

“Già sei anni fa – ricorda Alviti – avevamo pubblicato un contributo tecnico in tre parti dedicato alla protezione e anti-sottrazione dell’arma, ma da allora poco o nulla è cambiato. La politica, le istituzioni e gli stessi istituti di vigilanza sembrano aver sottovalutato un pericolo concreto che può trasformarsi in tragedia”.

Il leader dell’ANGPG sottolinea che il problema non è episodico, ma sistemico. “Il numero di tentativi di disarmo è in aumento e, anche se molti non vanno a segno, bastano pochi secondi per passare da un’aggressione a mani nude a una potenziale strage. Parliamo di un rischio reale che coinvolge centinaia di operatori ogni giorno, soprattutto nei pronto soccorso e nei luoghi pubblici ad alta tensione”.

Per Alviti, la prima falla è nella fondina, ancora oggi scelta e acquistata personalmente dalle guardie giurate, spesso senza formazione tecnica e con scarse risorse economiche. “È inaccettabile che un dispositivo così cruciale non sia certificato e che il suo costo ricada sull’operatore. Sul mercato circolano fondine di pessima qualità vendute come ‘tattiche’, ma che si aprono al primo strappo. Lo Stato certifica i giubbotti antiproiettile, i guanti antitaglio e persino i gilet ad alta visibilità: perché non la fondina?”, domanda provocatoriamente il presidente ANGPG.

Altro punto dolente è la formazione. “Il D.M. 269/2010 ha introdotto corsi obbligatori, ma troppo spesso restano solo sulla carta. Gli operatori devono essere addestrati non solo all’uso dell’arma, ma soprattutto alla sua difesa, alle tecniche di ritenzione e alle strategie di prevenzione del rischio”, denuncia ancora Alviti.

Il presidente dell’associazione chiede infine che la questione rientri nella valutazione dei rischi aziendali dei singoli istituti di vigilanza. “È necessario che il datore di lavoro sia responsabile della fornitura di equipaggiamenti idonei e della formazione effettiva del personale. Oggi, invece, si scarica tutto sull’operatore, che si ritrova solo, armato e privo di tutele concrete”.

“Non possiamo più parlare di casi isolati – conclude Alviti –. La sottrazione dell’arma è un rischio prevedibile e prevenibile. Finché continueremo a ignorarlo, stiamo solo aspettando la prossima tragedia. È ora di mettere davvero la sicurezza delle guardie giurate al centro delle politiche del lavoro e della sicurezza nazionale”.

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