Sepolture e candele: ecco  quanto costava un funerale a Secondigliano nel Seicento

Nel Seicento, anche morire aveva un prezzo. A Secondigliano, secondo antichi registri parrocchiali, il parroco riceveva 9 carlini per la sepoltura e 2 carlini per il servizio religioso. A queste somme si aggiungeva il costo delle candele, indispensabili per illuminare la cerimonia funebre: 1 carlino per i bambini sotto i due anni e 2 carlini per quelli tra i due e i sette anni.

La situazione non era diversa nella vicina Miano, dove la visita del cardinale Acquaviva provocò un acceso malcontento tra gli abitanti. I fedeli protestarono contro il parroco, che pretendeva tre libbre di cera in candele da accendere intorno al feretro, un obbligo introdotto di recente e ritenuto abusivo.

La Curia, infatti, aveva emanato un decreto che vietava ai sacerdoti di imporre contributi per l’amministrazione dei sacramenti. Le disposizioni stabilivano che, per una cerimonia funebre, si dovessero accendere non più di quattro candele, per un peso totale non superiore a una libbra. I familiari del defunto potevano aggiungerne altre, ma con l’obbligo di lasciare al parroco quelle non consumate.

Un curioso spaccato di vita quotidiana che mostra come, anche nella morte, la devozione popolare dovesse fare i conti con le regole — e i costi — della Chiesa del tempo.

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