In vista delle prossime elezioni regionali, Davide D’Errico, giovane candidato al Consiglio della Campania nella lista Fico Presidente, espone a Periferiamonews le ragioni della sua scelta e le idee che intende portare avanti. Dalla rigenerazione urbana alle politiche per il lavoro, passando per sanità, trasporti e sostegno alle famiglie fragili, delinea una visione che nasce dall’esperienza maturata negli ultimi anni sul territorio.
Cosa l’ha spinta a candidarsi al Consiglio Regionale?
“Perché la politica, se fatta bene, è un moltiplicatore. Se con un’associazione abbiamo recuperato tre vicoli degradati di cui uno confiscato alla camorra, con la Regione possiamo recuperarne trecento. Se con tanti volontari abbiamo riaperto una chiesa chiusa da dieci anni, possiamo riaprirne cento. Se con un finanziamento del PNRR abbiamo lanciato una startup, possiamo lanciarne mille. Immaginate cosa accadrebbe se in politica ci fossero persone che non promettono di cambiare, ma che lo hanno già fatto. Mi candido per questo: per moltiplicare i vicoli rigenerati, i bambini sottratti a destini già scritti, i luoghi culturali, le startup innovative e il lavoro di qualità”.
Quali sono le prime misure che proporrebbe se venisse eletto?
“Vorrei presentare subito una legge per le famiglie che vivono malattie rare, degenerative o gravi disabilità, perché sono famiglie che si sentono non solo “punite” dalla vita, ma anche abbandonate dallo Stato. Io lo so perché negli ultimi anni ho vissuto la malattia degenerativa del mio papà, il mio eroe, che ora non è più autonomo. In questi casi, non si ammala solo l’ammalato, ma tutta la famiglia. Tutto diventa più costoso, pesante, faticoso. Serve un supporto psicologico, un vero reddito di cura, una maggiore flessibilità lavorativa. Serve una legge che non faccia sentire sole le famiglie”.
Sanità, lavoro e trasporti restano temi centrali: su quale di questi ritiene più urgente intervenire e come?
“Sanità, lavoro e trasporti sono tre emergenze, che vanno affrontate con coraggio. Sulla sanità dobbiamo ricostruire ciò che è stato smantellato: troppi Pronto Soccorso chiusi, troppe barelle nei corridoi, troppe attese, troppi medici e professionisti sanitari frustrati, sotto stress e mal pagati. Voglio una sanità di prossimità: case della salute nei quartieri, assunzioni, lotta agli sprechi e una gestione che rimetta al centro il paziente e le famiglie. Sui trasporti, la Campania ha bisogno di una rivoluzione della mobilità: investimenti accelerati, metro e treni puntuali, e una Napoli finalmente decongestionata. Solo così rendiamo conveniente usare i mezzi pubblici. E sì: serve subito anche un cambio di management. Ma la radice di tutto resta una: il lavoro. Senza lavoro e senza giovani la Regione si svuota, la sanità non regge e i trasporti non si finanziano. Per questo abbiamo scritto un Manifesto: salario minimo regionale, tirocini obbligatoriamente retribuiti, servizio civile regionale, nuove imprese, south-working, prestito di cittadinanza, fiscalità per chi crea famiglia qui. C’è tanto da fare. Correremo”.
Molti giovani campani lasciano la regione per studio o per lavoro: cosa propone per trattenere i talenti e creare nuove opportunità qui in Campania?
“La Campania è la regione più giovane di Italia, ma si sta svuotando di talenti, di nascite e di lavoro di qualità. Una regione che perde giovani si dissangua. Per questo abbiamo scritto un Manifesto anticamorra per i giovani e per il lavoro: dal “prestito di cittadinanza” per comprare la prima casa qui, all’azzeramento dell’IRPEF regionale per i lavoratori con figli, fino ai programmi “Resto in Campania” per chi vuole aprire una startup o rientrare dopo essere partito. Ho 34 anni e sono sposato da 1 mese. La mia ossessione non può che essere questa: far tornare la Campania un posto dove puoi lavorare, vivere e costruire una famiglia senza dover scappare altrove. Se perdiamo i giovani, perdiamo tutto. Se li rimettiamo al centro, rimettiamo in moto l’intera Regione”.
In una frase: perché gli elettori dovrebbero scegliere lei?
“Perché abbiamo già dimostrato che le cose si possono cambiare: se in questi anni abbiamo rigenerato vicoli dimenticati, riaperto chiese e beni confiscati, sviluppato progetti europei e imprese culturali, cosa potremmo fare in politica? Dateci fiducia. Che cosa avete da perdere?”.
