La speranza come impegno: il cardinale Battaglia richiama la città ai poveri

In occasione della Giornata mondiale dei poveri, celebrata domenica 16 novembre, l’arcivescovo di Napoli, il cardinale Domenico Battaglia, ha rivolto un intenso messaggio alla città e alla Chiesa partenopea, richiamando tutti a un rinnovato impegno di speranza, prossimità e giustizia sociale.

Il porporato ha ricordato che le parole del Salmo – «Tu, mio Signore, la mia speranza» – scelte dal Papa per questa giornata, parlano non da chi ha tutto, ma da chi ha conosciuto il dolore e continua a credere. Una speranza che diventa «atto di resistenza», ha sottolineato l’arcivescovo, capace di sostenere anche chi «ha visto crollare le proprie sicurezze».

Nel suo messaggio, il cardinale Battaglia ha insistito sul significato profondo della povertà: non solo mancanza del necessario, ma esperienza comune di limite e fragilità. I poveri, ha detto, sono «maestri di speranza», perché mostrano ogni giorno che la dignità non si misura dai beni posseduti, ma dalla capacità di amare e di credere nella vita anche quando si è feriti.

L’arcivescovo ha poi richiamato il volto concreto della solidarietà che Napoli esprime quotidianamente: dalle famiglie che condividono il poco che hanno, ai volontari silenziosi, ai medici di strada, ai giovani impegnati nei servizi ai più fragili. Una città che «sa sperare» anche nelle ferite, grazie a una rete di impegno che attraversa i quartieri popolari e le comunità parrocchiali.

Forte l’appello alla responsabilità: la carità, ha ribadito, non è solo distribuzione di beni ma relazione, ascolto, dignità restituita. E la povertà non si affronta come spettatori: «La speranza deve diventare impegno civile, sociale ed educativo», ha affermato. La Chiesa, ha ricordato, non può essere tale senza i poveri, né può vivere l’Eucaristia senza tradurla in servizio.

Guardando alla città, il cardinale Battaglia ha parlato di Napoli come di un “porto” che accoglie barche stanche, cariche di dolore, rabbia o nostalgia. A questa umanità in cerca di approdo, la comunità cristiana deve offrire una riva sicura dove «la speranza torna a germogliare».

Il messaggio si è concluso con un invito a non lasciarsi rubare la speranza, facendo memoria delle parole di Papa Francesco, e affidando la città e i suoi poveri a Maria, «Madre della Speranza». Un’esortazione a camminare con coraggio negli ultimi giorni dell’anno giubilare, ripetendo con fede la preghiera del Salmo: «Tu, mio Signore, la mia speranza: in te ho creduto, e non sarò mai deluso.»

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