Strage Treno Rapido 904 Napoli/Milano: la Procura della Repubblica di Firenze sta indagando da due anni sul camorrista del Clan Giuliano di Forcella Raffaele Stolder



Due anni fa (2023) la Procura della Repubblica di Firenze ha iscritto nel Registro degli indagati – in relazione all’inchiesta sulla strage del Treno Rapido 904 Napoli/Milano (23 dicembre 1984, 16 morti e 267 feriti) – Raffaele Stolder (oggi sessantasettenne), ex elemento di spicco del Clan camorrista dei Giuliano (Forcella). La notizia è stata divulgata pubblicamente tre giorni fa, in concomitanza con il 41° anniversario del vile episodio criminale e con il ricordo delle vittime innocenti alla Stazione ferroviaria centrale di Napoli.

La verità giudiziaria che ci è stata consegnata su questo massacro è molto parziale: non è stato possibile accertare l’eventuale responsabilità degli apparati deviati delle nostre Istituzioni, del terrorismo neofascista, dei Servizi segreti dietro questo atroce fatto di sangue. Non è stato possibile provare la colpevolezza dei mandanti eccellenti. Persino il Capo dei capi di Cosa Nostra, Salvatore Riina, è stato assolto in un processo di primo grado per mancanza di riscontri certi (la sua morte, sopraggiunta prima del dibattimento in Appello, ha chiaramente posto fine all’ iter giudiziario che lo ha visto imputato).

Abbiamo il movente (l’attentato è stato compiuto per intimidire la parte sana dello Stato ed in particolare la parte sana della magistratura palermitana: una risposta violenta da parte di Cosa Nostra siciliana per reagire alla controffensiva, allòra in atto, portata avanti contro l’organizzazione criminale siciliana grazie al lavoro del Pool Antimafia e grazie alla collaborazione del “pentito” Tommaso Buscetta), conosciamo i nomi di coloro che – dall’interno dell’associazione criminale mafiosa – hanno organizzato la strage (Giuseppe Calò, il “cassiere” della Mafia siciliana; Guido Cercola; Franco Di Agostino. Condannati in via definitiva) e di chi ha preparato l’esplosivo adoperato per far saltare in aria il convoglio (il tedesco Friedrich Schaudinn. Condannato in via definitiva).

Sappiamo che parte del materiale dinamitardo usato per il Treno Rapido 904 è dello stesso tipo di quello che ha “firmato” altre stragi (terroristico-mafiose) avvenute in Sicilia e in Continente tra il maggio 1992 ed il luglio 1993 (nel contesto della Trattativa Stato-Mafia). Probabilmente il massacro del dicembre 1984 si inseriva in una strategia, in quel momento ancora “in embrione”, ripresa all’inizio degli anni ’90 (dopo la sentenza definitiva del Maxiprocesso di Palermo emessa dalla Suprema Corte di Cassazione: 30 gennaio 1992) e portata a compimento (soprattutto a Firenze, Milano e Roma) nel periodo maggio-luglio 1993. La Suprema Corte di Cassazione ha, difatti, riconosciuto in via definitiva la matrice terroristico-mafiosa per spiegare il movente dell’attentato contro il Rapido 904.

Il ruolo svolto dalla Camorra in questa brutta storia non è, ad oggi, del tutto chiaro: Alfonso Galeota (affiliato al Clan camorrista del boss Giuseppe Misso, Rione Sanità) è stato condannato in Appello-bis per concorso in strage ma è stato ucciso per un regolamento di conti (assieme alla moglie di Giuseppe Misso, Assunta Sarno) prima della sentenza definitiva. Giulio Pirozzi (affiliato al Clan camorrista del boss Giuseppe Misso, Rione Sanità) è stato condannato in via definitiva per concorso in strage (coinvolto anche lui nell’agguato che è costato la vita ad Alfonso Galeota e ad Assunta Sarno si è salvato assieme alla moglie Rita Casolaro).

Giuseppe Misso (divenuto in sèguito collaboratore di giustizia) è stato assolto in via definitiva dall’accusa di concorso in strage ma è stato condannato con sentenza passata in giudicato per possesso illegale di materiale esplosivo (a lui consegnato nella primavera del 1984). Idem per l’esponente politico campano del Movimento Sociale Italiano Maurizio Abbatangelo: condannato in via definitiva per aver consegnato al boss Giuseppe Misso del materiale esplosivo, illegalmente posseduto, nella primavera del 1984.

E’ importante sapere che questa inchiesta non è morta ed è giusto battersi fino in fondo per ottenere verità completa, per ottenere piena giustizia. La magistratura e tutte le Istituzioni del Paese lo devono alle vittime, ai loro parenti, a tutta la società civile.

E’ presto, però, per trarre conclusioni su questa nuova indagine avviata nei confronti del camorrista Raffaele Stolder (il Clan Giuliano del quale ha fatto parte era in conflitto con quello capeggiato da Giuseppe Misso).

Lasciamo lavorare serenamente l’autorità giudiziaria e attendiamo con fiducia.

Daniele Spisso

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