A Scampia c’è il cuore pulsante un’associazione sportiva dilettantistica che si sta facendo strada in ambito nazionale: si tratta dell’ Athena Volley, squadra di pallavolo volata in serie B in susseguirsi di bellissime emozioni. La società nasce per poter lanciare a tutti il messaggio che Scampia non è solo quello che la cronaca racconta, ma è anche e soprattutto fatta di tanti giovani ragazze e ragazzi che hanno il sogno di superare questi stereotipi e di dimostrare talento, fino a diventare vere e proprie eccellenze. Abbiamo parlato di questo e della promozione in B con il presidente di Athena Volley, Ivan Capozzi.
Quando e come nasce Athena Volley?
«Siamo nati nel 2009 con solo 6 ragazze tesserate: infatti Athena Volley nasce come realtà sportiva prettamente femminile, poi abbiamo investito sul settore maschile in termini di risorse umane e da 12 atleti siamo arrivati a 210 e 6 campionati all’attivo. Athena Volley nasce come realtà sociale, senza interessi economici o velleità tecniche, ma nasce solo per rilanciare Scampia, il nostro territorio, attraverso lo sport. Questo rilancio del quartiere attraverso lo sport è una delle armi più forti che abbiamo per sottrarre i ragazzi alla dispersione scolastica e sociale.
Quanto conta la serie B per voi?
«Avere un faro importante come la serie B nel nostro quartiere, significa avere un rilancio del territorio anche per combattere il pregiudizio sociale, un nostro obiettivo fondamentale. Quando si parla di serie B vuol dire interfacciarsi in un campionato nazionale: le squadre del Centro e del Sud Italia verranno quindi anche da noi, in base al girone, per giocare. Questo è motivo di rilancio e di orgoglio. Tutti gli allenatori di Athena Volley e noi presidenti quest’anno non abbiamo percepito alcun compenso per via dei conti in rosso post-Covid e abbiamo deciso di investire le nostre risorse nel progetto della serie B, avendo Francesco Pagliuca come allenatore e me come presidente e così, un tassello alla volta, abbiamo raggiunto questa vetta nazionale».
Come funziona la vostra realtà attualmente?
«Ciò che ribadiamo è che non abbiamo sponsor: ci autofinanziamo sia nel gruppo dei presidenti che in quello degli allenatori. Infatti non percepiamo rimborsi o aiuti esterni né in termini di sovvenzioni comunali, provinciali o di privati. Lo diciamo come vanto e non per autocommiserarci. I risultati poi si vedono perché tutto qui nasce da una condivisione di valori. Tutti noi siamo legati da un ideale comune e da degli obiettivi precisi e questo, a lungo andare, premia sempre».
Sara Finamore