Sarà sentito lunedì mattina dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, il cardiologo napoletano Giuseppe De Martino, 51 anni, finito oggi agli arresti domiciliari, nell’ambito dell’inchiesta che ha portato alla luce un giro di cartelle cliniche “ritoccate” e di interventi chirurgici mai eseguiti.
De Martino, legato a Neuromed – Gruppo Patriciello, già a giudizio per omicidio colposo e per altri delitti contro la pubblica amministrazione, con più atti esecutivi di un medesimo disegno criminoso, avrebbe firmato le schede dei pazienti e attestato la sua presenza in sala operatoria ma di lui non è stata trovata traccia. Circa 35 le cartelle ritoccate.
Dagli accertamenti eseguiti dai carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Napoli, guidati dal Tenente Colonnello Alessandro Cisternino, è emerso che in solo quattro giorni, tra il 25 e il 28 febbraio 2020, aveva eseguito ben 32 interventi chirurgici di elettrofisiologia, sebbene fosse in vacanza nel Trentino, a Madonna di Campiglio, nota località sciistica circondata da laghi, ghiacciai e sentieri meravigliosi.
Stando alla documentazione sanitaria acquisita dai Nas e alle risultanze investigative emerse dai relativi riscontri, il medico, titolare e amministratore unico di diverse società, risulta che avrebbe impiantato, ma solo sulla carta, pacemacker monocamerali e biventricolari, nonché eseguito operazioni di ablazione transcatetere ed espianti di loop recorder.
Le indagini coordinate dalla Procura di Napoli (sostituti procuratori Maria Di Mauro, attualmente Procuratore aggiunto di Napoli Nord – all’epoca in forza alla 2 sezione – reati contro la pubblica amministrazione, poi riprese dal pm Fabrizio Vanorio) hanno portato alla luce ulteriori aspetti: in dettaglio lo specialista oltre ad aver formato in tutto o, in parte atti falsi, questa volta avrebbe perfino minacciato alcuni suoi collaboratori di trasferimento se non avessero fatto quello che diceva lui. “Qui comando io, le regole le detto io e tu devi fare quello che dico io, sei una marionetta, non conti un c…” offese e minacce che venivano fatte ripetutamente nei confronti di alcuni infermieri costringendoli a somministrare farmaci di esclusiva competenza di medici anestesisti. Tanto è bastato per inchiodare lo specialista. Il medico, infatti, è gravemente indiziato di concorso in falso ideologico e materiale, violenza privata e violenza o minaccia per costringere a commettere un reato”. Ovviamente per il medico vale la presunzione di innocenza fino a sentenza passata in giudicato.
Angelo Covino