Secondigliano, tra monasteri e feudi: focus sui documenti medievali


Un campo donato dai monaci, il villaggio di Secundilianum e il peso storico di un territorio un tempo al centro del Ducato di Napoli.

Ecco un focus su  Secondigliano, oggi quartiere di Napoli ma, in epoca medievale, parte integrante di un sistema complesso di casali, feudi e proprietà ecclesiastiche.

Uno dei documenti più significativi è datato 1113: in un atto conservato e trascritto da Benedetto Capasso, si legge come l’igumeno e i monaci del monastero dei SS. Sergio e Bacco di Napoli concessero “in emphiteusim” (cioè in affitto perpetuo con canone) un campo situato in località Secundilianum, allora parte della giurisdizione del monastero. Il campo fu affidato ai coniugi Benedicto e Aloara, per una durata di 29 anni, con l’obbligo di coltivarlo e mantenerlo.

Questo toponimo, Secundilianum, viene confermato anche da altre fonti, come la Descriptio Ducatus Neapolitani, dove è riportato tra i villaggi e le contrade che costituivano il territorio del Ducato di Napoli tra i secoli VII e IX. Nelle cronache medievali si legge che:

> “Collis cacumine praeter­gresso versus septentrionem iter arripienti ad secundum ab urbe lapidem occurrit vicus SECUNDILLIANUM (Secondigliano), de quo praeter nomen nihil per haec tempora habeo”
cioè: «Percorrendo verso nord l’itinerario oltre la sommità del colle, si incontra, a due miglia dalla città, il villaggio di Secundillianum, del quale, per questi tempi, non ho altro se non il nome».

Secondigliano era dunque un casale agricolo, parte attiva e riconosciuta all’interno della complessa organizzazione feudale ed ecclesiastica dell’epoca. Il suo nome ricorre spesso nei documenti notarili e religiosi, testimoniando passaggi di proprietà, concessioni e usi civici legati a monasteri e autorità locali.

Lo storico Bartolomeo Capasso, nel suo lavoro monumentale sui Regesta della città di Napoli, lo collega anche ad altri nuclei abitativi come Capodichino e Lanciano, che nel tempo andarono a costituire una trama insediativa unica.

Queste testimonianze ci restituiscono l’immagine di un Secondigliano radicato profondamente nella storia medievale del sud Italia, non come semplice periferia urbana, ma come centro vitale di produzione agricola, spiritualità e gestione territoriale.

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